L'elicottero malandato, la scorta mancata: cosa non torna nell'incidente di Raisi

Alcuni dettagli che non tornano nell'intera vicenda dell'incidente in cui è rimasto ucciso il presidente iraniano

L'elicottero malandato, la scorta mancata: cosa non torna nell'incidente di Raisi
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Mentre l'intero Iran si appresta a dare l'addio al presidente Raisi, i dubbi sulla sua fine terrena nello schianto dell'elicottero si moltiplicano man mano che le ore passano. La Repubblica Islamica sembra invece voler archiviare velocemente il caso, parlando di martirio ma senza indugiare in accuse verso terzi o teorie del complotto. "Guasto tecnico", concludono lapidari gli investigatori persiani e i media statali.

Il primo dubbio legittimo riguarda la formazione in cui viaggiava il presidente: si è detto fin dall'inizio, infatti, che il Bell 212 di Raisi viaggiava scortato da altri due elicotteri. Dalle ultime immagini disponibili, che documentano gli spostamenti del presidente, risultano ben visibili la sagoma di un MI Mil-17 russo e di un altro Bell. Ma trattandosi di un frame del decollo, gli altri due velivoli recano i rotori immobili, segno che non erano in movimento. Da qui, dunque, la ricostruzione sulla prima anomalia: i due elicotteri non hanno scortato Raisi, nel senso letterale del termine, nel suo viaggio di ritorno verso Teheran. Come mai, visto il loro ruolo? Perché un uomo del calibro di Raisi viene fatto viaggiare su un velivolo vecchio di trent'anni, invece di utilizzare il Mi russo, che riceve manutenzione e ricambi originali come tutti gli altri suoi esemplari disponibili in Iran? Come ha sottolineato il nostro ministro degli Esteri Tajani, "quello di Raisi era un elicottero medievale acquistato ai tempi dello scià": un velivolo non manutenuto, poco robusto e inadatto ai voli ad alta quota, soprattutto in certe condizione meteo.

Ma soprattutto, perchè lasciare privo di scudo un obiettivo vagante come Raisi, nelle mire di una serie di Paesi nemici dell'iran, mentre valicava un confine complesso come quello con l'Azerbaijan, dove sono presenti tecnici e istruttori militari iraniani? L'ulteriore anomalia riguarda, nelle stesse ore del cruciale passaggio, l'atteraggio di un cargo militare C17 statunitense decollato dalla Giordania. Un movimento insolito nell'area e per la capitale azera.

Tuttavia, quest'ultimo dettaglio potrebbe nelle prossime ore trovare una spiegazione. L'Iran, infatti, avrebbe chiesto assistenza agli Stati Uniti dopo l'incidente in elicottero che ha ucciso Raisi. Lo afferma il Dipartimento di Stato americano, senza fornire ulteriori dettagli. "Non entrerò nei dettagli, ma il governo iraniano ci ha chiesto assistenza", ha riferito ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller, affermando che gli Stati Uniti non sono stati in grado di farlo, "soprattutto per ragioni logistiche". La vicenda del C17 potrebbe, dunque, essere legata proprio a questo tentativo. O forse no.

Nel frattempo, c'è qualcun'altro che rivendica, fin da domenica scorsa, un ruolo di primo piano nelle ricerche: Recep Erdogan e il suo potente Akinci. "Su richiesta ufficiale delle autorità iraniane abbiamo inviato un drone Akinci che ha avuto un ruolo centrale nelle attività di rilevamento del luogo dell'incidente. Nonostante le avverse condizioni metereologiche il nostro velivolo ha compiuto una perlustrazione di 7.5 ore e un volo di 2.100 chilometri in totale. A nome del governo ringrazio le nostre industrie del settore della Difesa", ha dichiarato tronfio il presidente turco al termine del Consiglio dei ministri nella capitale Ankara. Ci è voluto un dispiegamento di forze di questo genere, con tanto di supporto internazionale, per individuare il sito dello schianto: ma dove erano gli altri due elicotteri? Se avessero realmente scortato Raisi, i due piloti sarebbero stati in grado di fornire dettagli preziosi sull'area dell'incidente. Invece i soccorsi hanno brancolato nella nebbia per ore.

Dubbi ai quali difficilmente si troverà una risposta. Sul web, nel frattempo, schiere di piloti con migliaia di ore di volo alle spalle sono pronte a confermare come in quelle condizioni meteo, anche il miglior pilota avrebbe non ce l'avrebbe fatta.

Di fronte al pericolo della visibilità ridotta a zero, in quei frangenti non resta infatti che comandare un velivolo quasi fosse un'auto, restando il più possibile vicino alla strada che fa da guida. Ma imporvvisamente la montagna ti si può parare davanti, così come il terreno che inizia a salire: ma è qui che le nuvole basse possono tendere l'agguato peggiore.

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