Mosca sembra intenzionata a ritagliarsi uno spazio nella crisi in Medio Oriente. Giovedì 26 ottobre, delegazioni di Hamas e dell’Iran si sono recate nella capitale della Federazione per una serie di colloqui sulla situazione in Israele, la liberazione degli ostaggi e l’evacuazione dei cittadini russi dalla Striscia di Gaza. A riferirlo è stato il portavoce del ministero degli Esteri Maria Zacharova.
I rappresentanti dell’organizzazione terroristica palestinese sono stati guidati da Abu Marzuk, alto esponente del movimento, mentre a capo della delegazione di Teheran vi era il viceministro degli Esteri Ali Bagheri Kani, che ha incontrato il suo omologo russo Mikhail Galuzin. Le autorità del Cremlino hanno confermato che il presidente Vladimir Putin non avrebbe ricevuto i due gruppi diplomatici, ma non hanno fornito altri dettagli sull’incontro.
La Russia ha legami con tutti gli attori chiave del Medio Oriente, compresi Israele e l’organizzazione terroristica. Fin dall’inizio del conflitto ha attribuito la ripresa delle ostilità alla fallimentare diplomazia statunitense e ha chiesto la ripresa dei colloqui di pace. Hamas, da parte sua, ha diffuso un comunicato in cui ha elogiato gli sforzi del presidente russo per porre fine “i crimini di Israele sostenuti dall'Occidente”.
Oltre all’aspetto diplomatico, però, è difficile pensare che il Cremlino voglia aumentare il proprio impegno nello scenario mediorientale. La guerra in Ucraina è ancora in corso e proseguono le trattative per la firma di un accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian. La maggior parte delle risorse di Mosca sono concentrate in questi due fronti. Inoltre, la guerra tra Israele e Hamas è una componente fondamentale della strategia dell’alleato iraniano e un’interferenza della Federazione potrebbe incrinare i rapporti tra i due Paesi.
Il fatto che il Cremlino abbia deciso di accogliere una delegazione del movimento palestinese è probabilmente legato proprio all’asse Mosca-Teheran e alla volontà dell’Iran di garantire al proprio partner terrorista altri canali di comunicazione a livello internazionale. Gli unici alleati ufficiali del movimento palestinese, infatti, sono il Jihad islamico palestinese e gli Hezbollah. Si potrebbe ipotizzare, dunque, che Teheran punti a garantire ad Hamas dei partner riconosciuti e rilevanti a livello internazionale, soprattutto per la fase post-bellica (sempre che i terroristi sopravvivano).
Di contro, è difficile stabilire quali potrebbero essere il guadagno di Mosca in questo scenario, oltre
al proseguo dei buoni rapporti con l’Iran. Forse “punti diplomazia” da spendere nel Caucaso o nello scenario mondiale, mostrandosi aperta al dialogo con ogni parte coinvolta nello scontro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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