La pace nel Caucaso sembra essere vicina. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha annunciato che il suo Paese firmerà un accordo di pace con l’Azerbaigian a novembre, a più di un mese di distanza dalla conquista della regione contesa del Nagorno-Karabakh dopo un’operazione lampo dell’esercito azero. Erevan e Baku “sottoscriveranno il mese prossimo un accordo sulla pace e sull'instaurazione di relazioni”, ha dichiarato Pashinyan in un discorso al forum economico internazionale di Tblisi, in Georgia.
Come riportato da Politico, un ruolo fondamentale del processo di normalizzazione dovrebbe essere svolto dal settore dei trasporti. Durante il suo discorso, il premier armeno ha anche svelato il progetto “Crocevia di pace”, volto a riaprire i collegamenti stradali e ferroviari bloccati da decenni a causa del conflitto. Già ad inizio ottobre si era parlato della possibilità di ristabilire la rete di collegamento tra i due Paesi, ma con il conflitto e il conseguente esodo di circa 100mila armeni dal Karabakh ancora fresco, non era stato fatto alcun passo avanti.
L’annuncio di questa svolta storica è arrivato a tre giorni di distanza dai colloqui del formato 3+3 a Teheran, una riunione tra i rappresentanti di Russia, Iran, Turchia, Armenia e Azerbaigian incentrata sulla risoluzione del conflitto trentennale e la cooperazione tra i vari attori regionali, che sembra abbia avuto successo.
La notizia dell’imminente normalizzazione dei rapporti tra le due repubbliche ex-sovietiche ha anche quietato, almeno per il momento, l’allarme su una possibile nuova guerra. Il 14 ottobre, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha informato i deputati democratici dell’intenzione del presidente azero Ilham Aliyev di aprire “anche con la forza” un corridoio tra il territorio principale del suo Stato e l’exclave di Naxçıvan, che sarebbe passato per la regione Syunik, nell'Armenia meridionale.
Un accordo di pace come risultato dei colloqui 3+3 potrebbe anche mettere in discussione il ruolo dell’Unione europea nel Caucaso. Bruxelles, infatti, si è proposta come mediatore nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian, ma i colloqui programmati per ottobre sono stati posticipati. Un funzionario Ue ha riferito in forma anonima che i 27 non stanno “perdendo la loro influenza. Semplicemente le cose stanno richiedendo più tempo del previsto per essere organizzate”.
È innegabile, però, che il successo del vertice di Teheran sia una vittoria diplomatica per la Russia, soprattutto dopo le dichiarazioni del premier armeno Nikol Pashinyan, che ha definito “un tragico errore” la dipendenza del suo Paese dal Cremlino per questioni di sicurezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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