Agli annunci e ai proclami delle istituzioni europee a sostegno delle agricoltori dopo le proteste dei trattori che da mesi manifestano in tutto il continente non seguono, come spesso accade quando ci si riferisce a Bruxelles, i fatti. Non solo infatti viene smentita quella che sembrava un`iniziale apertura di credito alle istanze degli agricoltori ma si approva una delle più contestate misure del Green Deal che costituisce una vera e propria mazzata nei loro confronti.
Con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astenuti l`Europarlamento ha approvato la legge sul ripristino della natura dopo aver respinto la proposta di reiezione del provvedimento avanzata dal Ppe.
Il testo, finito al centro di numerose polemiche per il suo approccio ideologico green che nei mesi scorsi aveva portato Greta Thunberg a sostenerlo, prevede che entro il 2030 gli Stati membri ripristino almeno il 20 per cento del territorio terrestre e marino europeo e il 30 per cento degli habitat contemplati nella legge (dalle praterie alle foreste, dalle zone umide ai fiumi fino ai laghi). Una percentuale che aumenterà al 60 per cento entro il 2040 e al 90 per cento entro il 2050 con l`impegno dei paesi dell`Ue che le zone ripristinate non tornino a deteriorarsi.
A finire nel mirino degli agricoltori sono le raccomandazioni per la biodiversità negli ecosistemi agricoli che si basano su tre indicatori indice delle farfalle comuni; percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati.
Non si sono fatte attendere le reazioni da parte del centrodestra e, se il presidente del gruppo Ppe Manfred Weber ha annunciato il voto contrario, il copresidente del gruppo ECR Nicola Procaccini e il capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo Carlo Fidanza parlano di «sgomento e incredulità» per l`esito del voto.
«Grazie a questo provvedimento assisteremo al ripristino delle paludi, bonificate grazie al sacrificio di generazioni e generazioni fin dall`antichità. Dovranno poi essere rimossi argini e dighe da 25mila chilometri di fiumi per lasciarli liberi di esondare, malgrado il rischio di distruggere case, infrastrutture e vite umane. Un attacco feroce soprattutto a chi vive e lavora nella natura, come gli agricoltori». Sulla stessa linea l`europarlamentare della Lega Silvia Sardone: «Il testo sul ripristino della natura ha conseguenze molto negative che impatteranno sul settore agroalimentare, già colpito da altri provvedimenti in questi anni».
Dopo il passo indietro del Commissario Frans Timmermans, l`ideatore
del Green Deal, sembrava la direzione delle politiche green europee potessero cambiare ma il voto di ieri testimonia come l`approccio volto a colpevolizzare agricoltori, allevatori e cittadini è duro a morire a Bruxelles.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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