"Stiamo attuando operazioni per ritirare ed istituire missioni diplomatiche in conformità con i cambiamenti nell'ambiente globale e nella politica estera nazionale". Con questa dichiarazione, un portavoce del ministero degli Affari esteri della Corea del Nord ha confermato la chiusura di alcune sedi diplomatiche, la maggior parte delle quali in Africa, come era stato fatto trapelare da fonti sudcoreane, nei giorni precedenti. I Paesi in cui il regime di Pyongyang non avrà più una rappresentanza diplomatica sono Spagna, Hong Kong, Angola e Uganda e ciò comporta una riduzione di quasi il 25% delle missioni nordcoreane nel mondo.
Attraverso il suo sito web, il ministero degli Esteri ha voluto specificare che la decisione è stata presa per dare modo di “riorganizzare la capacità diplomatica in modo efficiente” e, sebbene alcuni consolati e ambasciate chiudano, si apriranno nuove sedi per prendere parte ad altre missioni. Lo stesso ministero ha voluto aggiungere che tutto farebbe parte di attività normali per la promozione degli interessi nazionali all’estero, contestando chi sostiene, come la Corea del Sud, che sarebbe il segnale di un malessere economico-finanziario scaturito dall’applicazione delle sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza Nazioni unite per i test nucleari e missilistici.
Le autorità di Seul parlano di "uno scorcio della terribile situazione economica" che starebbe affrontando il regime Kim Jong-un, al punto che sarebbe "difficile mantenere anche le minime relazioni diplomatiche con gli alleati tradizionali". Il riferimento dei sudcoreani è all’Angola e all’Uganda che hanno intessuto relazioni cordiali con Pyongyang dagli anni Settanta, mantenendo la cooperazione militare e commerciando tra di loro. Il ministero dell'Unificazione della Corea del Sud, deputato all’amministrazione delle relazioni con i vicini nordcoreani, ha dichiarato che Kim Jong-un e il suo governo avrebbero serie difficoltà a reperire risorse e valuta estera a causa delle sanzioni internazionali e perciò gli converrebbe risparmiare sui servizi di diplomazia.
Se Pyongyang, da una parte, taglia i ponti con alcune nazioni, dall’altra cementa nuove relazioni con altre, Cina e Russia in primis. Secondo il Comando di Stato maggiore sudcoreano, circa 2.000 container di equipaggiamenti vari e munizioni sono stati spediti a Vladivostok, un numero doppio rispetto ai 1.000 container rivelati dalla Casa Bianca il 13 ottobre: "Ci sono indicazioni sulla fornitura di armi della Corea del Nord alla Russia da metà 2022, e il commercio relativo attraverso le rotte marittime è aumentato ad agosto, poco prima della visita di Kim Jong-un in Russia”. Sempre secondo il Consiglio di Stato di Seul, Mosca potrebbe fornire supporto tecnologico come satelliti spia militari, aerei da combattimento e sistemi di difesa aerea.
Il presidente cinese Xi Jinping
ha recentemente dichiarato, come riportano i media nordcoreani, di essere pronto a corroborare l’asse con Kim in un momento in cui l’ordine regionale e globale procede“in una direzione complicata e difficile”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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