Doveva essere la notte del riscatto di Donald Trump, che lo avrebbe lanciato verso una nuova corsa alla Casa Bianca, e invece il cruciale voto di Midterm ha sancito ufficialmente la nascita di una nuova stella nel partito repubblicano, l'italoamericano Ron DeSantis, che con la sua vittoria a valanga in Florida ora guarda sempre più convintamente al 2024.
L'ex presidente americano ostenta sicurezza sui social e scrive: «174 vittorie e 9 sconfitte, una grande serata. I media fake News e i loro partner democratici stanno facendo il possibile per sminuirla. Grande lavoro da parte di alcuni fantastici candidati». In realtà, stando a quando riferito da un suo consigliere alla Cnn, «Trump è furioso, urla contro tutto e tutti», ma nonostante questo «annuncerà comunque la sua candidatura alle presidenziali il 15 novembre, poiché sarebbe troppo umiliante per lui rinviarla». Sembra però che il tycoon abbia raggiunto un punto di saturazione nell'indice di gradimento degli elettori repubblicani, e che la componente trumpista del Grand Old Party abbia perso smalto, anche se lui continua, per ora, a mantenere «in ostaggio» il partito, che non è mai riuscito a prendere le distanze da lui. Un indicatore di questo cambio di passo della base Gop è il fatto che molti dei suoi candidati favoriti siano stati sconfitti, a partire dal chirurgo multimilionario Mehmet Oz in Pennsylvania, mentre diversi candidati che si sono attivamente allontanati da lui come DeSantis, ma anche Brian Kemp e Mike DeWine nelle gare per il governatore in Georgia e Ohio, abbiamo vinto agevolmente. E persino uno dei personaggi da lui sostenuti per la corsa in Senato, JD Vance dell'Ohio, ha ringraziato 34 persone nel suo discorso di vittoria, ma non ha menzionato Trump.
Sarah Matthews - viceportavoce della Casa Bianca durante l'amministrazione Trump - si è detta convinta che i risultati del voto di martedì siano «il miglior indicatore del fatto che Trump non dovrebbe essere il candidato repubblicano nel 2024». L'ex presidente, ha aggiunto con la Cnn, ha fatto perdere al Gop «seggi che si sarebbero potuti vincere» a causa della decisione di «promuovere candidati di bassa qualità». Mentre Alyssa Farah Griffin, ex direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca di Trump, ha commentato: «Se volete che il partito repubblicano prosperi, dobbiamo finalmente dire che quest'uomo è un perdente».
Al contrario, le urne hanno decretato un altro vincitore repubblicano, il 44enne governatore della Florida, riconfermato a valanga in uno stato sempre meno in bilico e sempre più rosso Gop. DeSantis ha stracciato il rivale democratico Charlie Crist di quasi 20 punti, aumentando enormemente il vantaggio dai soli 34mila voti di scarto nel 2018 a oltre 1,5 milioni di quest'anno. Un successo che rafforza le sue ambizioni presidenziali e irrita parecchio l'ex Comandante in Capo, che nell'ultima settimana ha preso di mira il probabile rivale alle primarie repubblicane e ieri lo ha persino minacciato direttamente dicendo: «Penso che se corresse potrebbe farsi molto male. Direi cose su di lui che non saranno molto lusinghiere, so di lui più di chiunque altro a parte, forse, sua moglie». Un comportamento definito da alcuni osservatori «patetico», che rivela molto di quanto Trump sia preoccupato che DeSantis gli rubi il ruolo di leader del partito.
Anche il New York Post sembra segnalare che il vento è cambiato, tanto che la prima pagina di ieri è stata dedicata proprio al governatore della Florida, indicato come il «futuro» del Grand Old Party a dispetto del tycoon. La maggior parte dei conservatori si sarebbe insomma stancata del caos portato dal trumpismo, dal movimento Maga (Make America Great Again), e dal mantra dei brogli elettorali.
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