"Donne con mentalità italiana". Frase choc del ministro belga

Bufera sul ministro del Fronte democratico che ha criticato il "modello di famiglia mediterranea"

"Donne con mentalità italiana". Frase choc del ministro belga

Italiane e marocchine non lavorano perché lo fa l'uomo. E per loro è scontato che debba essere così, visto che appartengono a una bolla culturale che impedisce loro di pensarla diversamente. Con poche frasi pronunciate durante un'intervista televisiva all’emittente belga LN24, il ministro belga del Lavoro, Bernard Clerfayt, dà voce a tutto lo stereotipo dei Paesi del Nord Europa su quelli del Sud, scatenando un putiferio e attirandosi antipatie dappertutto (e anche nel suo Paese non gliele stanno risparmiando di certo). Chiamarla gaffe stavolta sarebbe un po' poco. Proviamo a mandare il nastro all'indietro.

Dice Clerfayt che se nella capitale Bruxelles il tasso di occupazione femminile è troppo basso è colpa del fatto "molte donne si trovano ancora in un modello famigliare mediterraneo, nel quale l’uomo lavora e la donna resta a casa". Nello specifico, continua, si tratta di donne "di origine italiana o marocchina". Proviamo a fare un gioco di sottrazione, utile in questi casi, per stabilire che cosa possa volere dire “modello mediterraneo”. Di certo è mediterraneo, secondo il ministro, che la scelta sia appannaggio dell'uomo, che stabilisce il da farsi non solo per la donna ma anche per tutto il resto della famiglia. Nordico invece, au contraire, sarebbe - a suo modo di vedere - quella che sceglie per sé: che decide se mettere la sveglia tra le 6 e le 7 del mattino per andare a lavorare, o se restare a letto con i bambini fino a tardi per poi ordinare un piatto etnico con un'app di delivery.

Il ministro, e qui dimostra la sua totale ignoranza, non fa alcuna distinzione tra Paesi diversi per lingua, cultura e religione – indifferente che si tratti di Italia, Spagna, Tunisia, Marocco, tanto è lo stesso – dimostrando che lo stereotipo che affligge la donna cosiddetta "mediterranea" appartiene a tutti i Paesi del sud europa. E però le differenze ci sono eccome e stanno sempre in quella libertà di scelta, e che peraltro spesso dipende da fattori economici e culturali e storici che sarebbe troppo lungo e complesso elencare qui. Senza contare il fattore religioso, pregnante ed egemonico in alcuni Paesi, che quando si radicalizza fa danni persino peggiori del divario occupazionale, perché impedisce alle donne qualsiasi tipo di scelta, dal modo in cui vestire alla lingua con la quale esprimersi.

Clerfayt milita nel Fronte democratico francofono (partito di ispirazione liberale) ed è dal 2001 il sindaco di Schaerbeek, un comune di Bruxelles ad altissima concentrazione di migranti, soprattutto turchi e marocchini. Le parole del ministro hanno fatto il giro del web e dei siti dei media locali, attirando l'attenzione anche del governo federale belga. In ogni caso è deciso a non fare passi indietro.

Citiamolo: "Ho sempre combattuto le disuguaglianze chiamando le cose con il loro nome descrivere un fatto non è stigmatizzare e io lavoro ogni giorno per promuovere l'occupazione di tutte le donne di Bruxelles". Cher ministro, per combattere le disuguaglianze ha ancora molto lavoro da fare. Combattere gli stereotipi operando le opportune distinzioni, è un primo e necessario passo.

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