Dialogo e segnali di disgelo Usa-Russia: cosa rivela il maxi scambio di prigionieri

Lo storico scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia, mediato da Ankara, può essere considerato un timido segno di disgelo? Difficile dirlo: i prossimi mesi decisivi

Dialogo e segnali di disgelo Usa-Russia: cosa rivela il maxi scambio di prigionieri
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Sembrava essere stato molto categorico il presidente Joe Biden quando ieri, commentando lo scambio di prigionieri con la Russia, aveva smentito i contatti diretti con Mosca, aggiungendo di non avere necessità di parlare direttamente con Vladimir Putin. Da qui, dunque, un florilegio di elogi per gli "amici" in giro per il mondo, che hanno permesso la complessa operazione, in primis la Turchia di Erdogan, che un giorno lavora a operazioni di questo tipo, l'altro è in lutto per Hamas.

Ma nonostante, secondo quanto riferito dalla Casa Bianca, la cornetta della linea rossa non sia stata alzata, l'operazione resta storica, e in questo momento assume un valore tutt'altro che marginale nelle sorti della guerra in Ucraina e del futuro delle relazioni tra Mosca e l'Occidente. Se Biden ha ringraziato l'alleato turco, Putin, invece, si è limitato a mostrare gratitudine ai suoi. Il presidente russo ha accolto e ringraziato all'aeroporto Vnukovo di Mosca gli otto cittadini russi liberati e poi, in diretta tv: "Vorrei congratularmi con voi, grazie mille", dopo aver abbracciato alcuni di loro sulla pista. Ha ringraziato in particolare coloro che servono nell'esercito russo "per la loro lealtà". Stop.

Tuttavia, sono interessanti i commenti che giungono dall'interno della Russia. Lo scambio di prigionieri in corso tra la Russia e l'Occidente potrebbe essere "l'inizio di una nuova pagina per il mondo intero". Lo ha detto la parlamentare russa Maria Butina alla Cnn. La stessa Butina, deputata alla Duma per Russia Unita, il partito di Putin, è stata prigioniera negli Stati Uniti e ha affermato che i prigionieri russi rimpatriati dagli Usa "hanno vissuto momenti orribili e avranno bisogno di tempo per riprendersi". "Questo scambio significa semplicemente il successo del lavoro della nostra diplomazia e sono felice che tutte le parti coinvolte nei negoziati abbiano fatto tutto per bene, nonostante la situazione", ha aggiunto, riferendosi alla guerra tra Russia e Ucraina. "Non lo collegherei direttamente all'Ucraina, ma vorrei e mi piacerebbe sperare che questo sia l'inizio di una nuova pagina per il mondo intero, anche se non sarei così ottimista che possa significa qualcosa per le relazioni tra Russia e Ucraina", ha concluso Butina. Poche parole, ma a loro modo forti, considerando da chi provengono.

Ma la guerra in Ucraina resta il vero ostacolo perché questi movimenti possano avere seguito. A proposito dello scambio, Jake Sullivan ha aggiunto alle parole di Biden che non c'è stato alcun impegno diretto con Putin sullo scambio di prigionieri, ma un ampio coinvolgimento con i funzionari russi. Ma i funzionari russi sono comunque, a loro modo, Putin. "Questi canali sono sensibili e devono essere protetti proprio per questo motivo: avere questi canali sensibili ci consente di produrre risultati come quelli di oggi", ha affermato Sullivan. I canali restano in piedi, dunque, come del resto è accaduto anche nei peggiori momenti della Guerra Fredda.

Lo scambio di prigionieri resta comunque il culmine di una serie di sforzi di lunga data, ma potrebbe trattarsi anche di uno stress test da parte di Russia e Bielorussia, per saggiare fino a che punto possono arrivare nei negoziati con i Paesi occidentali. E soprattutto se l’Occidente, chaperon dell’Ucraina, è pronto a mettere sul tavolo qualcosa di più di prigionieri (che da parte russa erano tutt’altro che ostaggi), come ad esempio un allentamento delle sanzioni, ancor prima che rinunce dolorose per Kiev.

Uno degli elementi chiave dell'accordo è sembrato dipendere dal cancelliere tedesco Olaf Scholz a proposito del rilascio dalla prigione di Berlino dell'assassino russo Vadim Krasikov, condannato per reati gravi, un prigioniero che Putin aveva a lungo definito il prezzo da pagare per il rilascio degli americani. Tra i tedeschi liberati c'è anche Rico Krieger, condannato a morte per terrorismo e altre accuse, ma graziato nei giorni scorsi da Lukashenko, il che ha segnalato l'imminenza di uno scambio di prigionieri più ampio.

Questo permette di osservare anche un secondo importante dettaglio in queste mosse: lo scambio, infatti, ha dato prova della capacità di Lukashenko di dimostrare la sua utilità a Putin e all'Occidente.

Senza contare, poi, la riabilitazione di Erdogan, che ora deve contendersi le ambizioni ad ago della bilancia con Xi Jinping. Scongelatasi Ankara, dunque, ci sono ottime probabilità che il de-icing tocchi anche i due poli dello scacchiere, prima o poi, mentre il pallottoliere dei morti seguita a contare.

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