Il piano di Biden per fermare i migranti: così "copia" le idee di Meloni

Il presidente americano prova a fermare le ondate di immigrati lontano dai confini nazionali. Questo piano funzionerà?

Il piano di Biden per fermare i migranti: così "copia" le idee di Meloni
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Come l’Europa, anche gli Stati Uniti sono alle prese con una crisi migratoria senza precedenti. Dopo la fine a maggio scorso del programma previsto dal Titolo 42 che bloccava l'accesso agli Usa a causa della pandemia, Joe Biden ha cercato di scoraggiare gli ingressi clandestini applicando pene più severe e offrendo nuovi percorsi legali per entrare nel Paese. In particolare il presidente, in vista delle elezioni del 2024, prova ad arginare il problema affidando ai partners dell'America centrale e meridionale il compito di tenere i migranti irregolari lontani dai confini nazionali. Di fatto si tratta di un'esternalizzazione delle frontiere che ricorda molto una delle soluzioni auspicate dal governo italiano di Giorgia Meloni e che se fosse stata proposta da Donald Trump avrebbe provocato le critiche di molti esponenti del parito democratico.

La strategia della Casa Bianca consiste dunque nell'apertura di centri per l'immigrazione in Colombia, Costa Rica e Guatemala con una possibile espansione ad altre nazioni, tra cui il Messico. Il programma, conosciuto come “iniziativa per la mobilità sicura”, viene definito da Sean Garcia, vicecoordinatore per i rifugiati dell’ambasciata americana in Colombia, come “il piano più ambizioso che abbia mai visto”. L’obiettivo è di fornire un canale legale d’ingresso per gli Stati Uniti ed è rivolto a persone che intendono chiedere lo status di rifugiati od ottenere ricongiungimenti familiari. Varie sono però le problematiche registrate. Le richieste di appuntamento hanno superato le disponibilità, il sito internet sul quale inviare la pratica non ha retto il traffico di accessi e alcuni Paesi hanno posto un limite a chi può fare domanda temendo un’invasione degli stessi centri da parte dei migranti.

Molti esperti ritengono inadeguato il piano inaugurato a giugno. Infatti, solo 3600 su 40mila sono le pratiche processate. Nel frattempo, ondate record di disperati continuano ad attraversare il Darién Gap, la terra di nessuno al confine tra Colombia e Panama. La regione, caratterizzata da giungle, rilievi e fiumi, è considerata tra le più pericolose al mondo e solo quest’anno è stata attraversata da 360mila persone bruciando il record di 250mila del 2022.

La situazione è critica anche al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Solo ad agosto gli agenti americani alla frontiera hanno fermato 91mila famiglie. Con la ripresa dei flussi migratori il dibattito politico è tornato ad accendersi. Il Wall Street Journal ha definito fallimentari le soluzioni adottate da Biden per fare fronte all’emergenza. Inoltre, i governatori repubblicani hanno cominciato ad inviare centinaia di migranti in città governate dai democratici mandando in tilt metropoli come New York, Washington e Los Angeles. Eric Adams, il sindaco della Grande Mela, ha dichiarato che la crisi “distruggerà” la metropoli.

Ad alimentare quelle che spesso si trasformano in marce della morte c’è l’instabilità politica in Venezuela, un Paese che ha visto oltre 7 milioni di abitanti scappare dal regime di Nicolás Maduro. Negli ultimi giorni Alejandro Mayorkas, segretario del dipartimento di sicurezza interno degli Stati Uniti, ha annunciato che circa 500mila venezuelani potranno vivere e lavorare legalmente in America per un anno e mezzo. L’amministrazione Biden ha affermato che tale provvedimento è motivato da un aggravarsi delle condizioni sociali del Venezuela e non è dovuto alle proteste dei sindaci delle grandi città.

I critici del presidente temono che la protezione dai rimpatri garantita ai venezuelani incoraggerà l’arrivo di altri immigrati in cerca di un futuro migliore.

“Con l’invasione ai confini da lui autorizzata Biden sta mettendo a rischio la nazione” sostiene Bob Good, deputato repubblicano della Virginia. Il dossier immigrazione si appresta a diventare un tema centrale per le elezioni presidenziali del 2024.

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