Gli Stati Uniti non sono un paradiso

Dopo l'attentato a Trump tante ipotesi, ma non ci sono prove

Gli Stati Uniti non sono un paradiso

Caro Dottor Feltri,
Le lancio una sfida provocatoria: provi a smontare l'ipotesi che siano stati i servizi segreti di Biden ad organizzare l'attentato al fortunatissimo Trump. L'area di sicurezza standard riconosciuta da tutti i corpi di sicurezza è di almeno 200 metri dal luogo in cui si trova il possibile obiettivo. Qui ce n'erano solo 137. Tetti e sopraelevazioni rispetto al bersaglio devono essere non solo bonificati prima, ma presidiati poi. Qui non c'era nessuno. Un partecipante al comizio segnala alla polizia movimenti sospetti su quel tetto e la allerta. Poliziotti incuranti della segnalazione non verificano. Dopo gli spari, i franchi tiratori neutralizzano l'attentatore accoppandolo, non lasciandogli dunque alcuna possibilità di spiegare il suo gesto, né se vi fossero dei mandanti. Un morto tace, sempre e senza appello. Ecco, Dottor Feltri, un'ipotesi da complottista quale io non sono ma, così, giusto per sapere se ciò potrebbe corrispondere a realtà o meno.
Paolo Morocutti
Castiglione della Pescaia

Caro Paolo,
l'elenco che stendi contenente gli elementi che meritano una attenta valutazione non costituisce la farneticazione di un complottista volta a dimostrare una tesi folle e ridicola, la quale non dovrebbe nemmeno essere considerata, almeno da chi è munito di raziocinio. Penso invece che le tue siano riflessioni assolutamente razionali nonché domande a cui, mediante una inchiesta seria, debbano essere fornite puntuali risposte. Del resto, il fatto è grave: si è attentato alla vita del potenziale futuro presidente degli Stati Uniti, ossia del candidato repubblicano, in vantaggio rispetto al rivale democratico, Donald Trump, inviso a certi poteri, combattuto strenuamente dagli avversari politici, i quali hanno imbastito una campagna elettorale basata tutta sull'odio e sulla paura di quello che potrebbe accadere se Trump vincesse le elezioni. Che il tycoon sia scomodo è acclarato. Le sue posizioni sono diametralmente opposte rispetto a quelle mantenute e difese dalla presidenza americana democratica. Penso, ad esempio, al suo approccio alla guerra in Ucraina. Già mesi addietro Trump ha espresso chiaramente la volontà di porre fine a suddetto conflitto nel giro di 24 ore nel caso in cui venisse rieletto. Questo significa interruzione immediata degli aiuti finanziari e militari all'Ucraina, ad oggi difesi e sostenuti da tutti i governi occidentali che hanno altresì inflitto pesantissime sanzioni alla Russia, inefficaci nello spingere Mosca a retrocedere ma utili a danneggiare le nostre economie.

Non posso escludere che dietro questo attentato ci sia un disegno politico preciso. Ma non posso nemmeno affermarlo. Le prove non ci sono. E non mi piace giungere a conclusioni affrettate sulla base di qualche indizio, di qualche intuizione, di qualche sospetto. Non ti darò del complottista, ovvero del visionario, ma neanche avvalorerò quella tesi che miri a dimostrare.

Ho un unico dato certo. Ed è questo. Vedi, ho riflettuto approfonditamente su quanto è avvenuto in Pennsylvania, ho ascoltato spesso opinionisti e colleghi parlare degli USA come della democrazia perfetta, un modello da seguire, a cui ispirarci. Macché! Gli USA sono molto meno virtuosi di quanto crediamo. Un popolo di grassoni, che mangiano male e crepano presto, ammalandosi pure di più, gente pigra che se ne va in giro armata e pronta a sparare per un nonnulla, come accadeva secoli addietro nel Far West, una società dove si può finire facilmente ammazzati durante le ore di lezione al liceo, perché le armi vengono vendute a chiunque e sono disponibili come da noi le caramelle. Un quesito che hai tralasciato: chi ha armato quel ventenne? Non è vero che gli Stati Uniti sono patria e madre di tutte le democrazie. Tale federazione di Stati si fonda su fatti criminali, come il genocidio dei popoli nativi, ossia degli indiani d'America, si fonda sulla tratta degli schiavi, deportati dall'Africa e usati nelle piantagioni, venduti come oggetti, sulla segregazione razziale. Sono stati gli americani gli unici a fare ricorso all'arma atomica, gettando due bombe sul Giappone, quando non ce ne sarebbe stato alcun motivo. Non contenti, gli americani sono andati a fare casino in Corea, poi in Vietnam, anche lì gran casino, in seguito in Irak, con la scusa di esportare la loro democrazia perfetta, e pure in Afghanistan, anche qui senza successo dato che si tratta di Paesi dove la democrazia continua a non esistere, nonostante il passaggio degli americani. Come se non bastasse, hanno tentato di fare fuori qualche presidente, talvolta pure riuscendovi. Nel 1865 toccò al primo presidente, Abramo Lincoln, e poi Garfield nel 1881, McKinley nel 1900, Kennedy nel 1963. E l'altro giorno avrebbe potuto finire male pure Trump, se non fosse stato assistito dal mio stesso santo, ossia da San Culo. E ne è uscito miracolosamente indenne riportando soltanto un piccolo graffio, nonostante i diversi colpi di fucile contro di lui diretti.

Insomma, sfatiamo una volta per tutte questo dannato

mito degli USA quale prototipo di civiltà e democrazia, quale casa natale di ogni libertà. Io ci vedo semmai un modello di violenza, una violenza, applicata anche alla politica, di cui Trump è l'ultima ma non ultima vittima.

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