Per la seconda volta in centosettantanove anni di storia la rivista Scientific American ha scelto di schierarsi apertamente a favore di un candidato alle presidenziali americane, Kamala Harris. La prima volta fu per Biden. Due volte in due turni consecutivi. Le motivazioni non riguardano solo i demeriti di Trump (oggettivamente un disastro su temi scientifici), ma anche i meriti di Harris. Tra i meriti di Harris cioè di Biden anche la battaglia contro il possesso di armi da fuoco, poiché le pistole incidono sulla salute delle persone se ti sparano. Un po' come le auto, se ti investono, o i vasi di terracotta, se cadono dall'ultimo piano. La scelta di schierarsi due volte di seguito dopo centosettant'anni di neutralità non può che suonare strana, soprattutto se si pensa che nell'ultimo secolo e mezzo abbiamo assistito a due guerre mondiali, la Corea e il Vietnam. L'anno scorso Nature Human Behaviour pubblicò uno studio in cui si dimostrava che il sostegno politico «minava la fiducia del pubblico nei confronti dei giornali accademici e della comunità scientifica».
Ma di cosa ci stupiamo? Dopotutto nel 2021 definirono inappropriato l'acronimo JEDI, ispirato a Star Wars e usato per le battaglie sociali, poiché era un esempio di mascolinità tossica. Resta da chiedersi: se fai fuori i jedi, non restano soltanto i sith?
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