Si allarga sempre di più il fronte che spinge per far ripartire il Paese. La tensione sociale è ormai evidente e i recenti scontri nelle piazze ne sono un perfetto esempio: gli italiani - dopo essersi sottoposti a una serie infinita di sacrifici e rinunce - vogliono tornare a lavorare e a condurre una vita più o meno normale, ovviamente con tutte le precauzioni del caso. In tal senso arrivano buone notizie che, se confermate, potrebbero far respirare qualche attività e diversi commercianti: dal 20 aprile potrebbero esserci parziali riaperture in quei territori dove la situazione coronavirus consente un allentamento della stretta. Invece si continuerà a tenere un sistema di rigide norme dove i numeri dei contagi, dei decessi e della pressione ospedaliera restano preoccupanti.
L'annuncio del mini-rallentamento
Ad annunciare un mini-allentamento è stata Mariastella Gelmini. Il ministro degli Affari regionali, intervenendo agli Stati generali del settore matrimoni ed eventi privati organizzato da Unanime, ha fatto sapere che "delle riaperture da maggio ci saranno, forse qualcosa anche dal 20 aprile". Ovviamente è chiaro che "eventi oceanici sarà complicato organizzarli anche nei prossimi mesi". Con il prossimo scostamento di bilancio si daranno "risposte alle categorie più colpite e che hanno avuto il fermo più lungo". In particolare occorre pensare ai risarcimenti "per il fatturato che non è stato incassato in questi mesi", valutando inoltre le modalità attraverso cui "sostenere le categorie che comunque vedranno cambiare il proprio modo di lavorare".
Nel frattempo anche Forza Italia va in pressing per concedere delle riaperture. Gabriella Giammanco, vicepresidente del gruppo azzurro al Senato, ai microfoni di Coffee Break su La7 ha sottolineato la necessità di "riaperture mirate" seguendo una linea ben precisa: valutare "di correre rischi accettabili a fronte dei benefici economici e psicologici di una vita che riparte". Così come sollecitato dalla Lega, sarebbe utile iniziare a programmare la ripartenza con "regole stringenti e controlli per informare ed educare chi lavora affinché si assicuri il massimo della sicurezza alla collettività". Il Carroccio chiede anche di rivedere la norma del decreto che di fatto cancella le zone gialle fino al 30 aprile indipendentemente dal quadro epidemiologico locale: "Se i dati ci danno delle possibilità, bisogna dare delle opportunità a queste persone che stanno soffrendo".
Anche il Pd si converte
Nelle ultime ore anche il Partito democratico pare essersi convertito alla linea aperturista. Se fino alla scorsa settimana i dem sposavano le chiusure a oltranza, ora iniziano a parlare di riaperture subito dopo la metà di aprile. Il 29 marzo Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Pd, dichiarava: "Non è pensabile riaprire alla luce di 300 morti, con terapie intensive arrivate quasi alla soglia di saturazione". Forse la rotta al Nazareno è cambiata, visto che il pensiero di Andrea Marcucci va nel senso opposto: "A decidere sulle parziali aperture anche nel mese di aprile devono essere solo i dati".
Il senatore del Partito democratico ha affermato di far parte di coloro che sperano "che dal 20 aprile ci sia la possibilità di ridare un pò di ossigeno a qualche categoria, soprattutto a quelle che possono operare all'aperto, come bar e ristoranti". Per domani mattina alle ore 9.30 è stata convocata la segreteria del Partito democratico. All'ordine del giorno l'esame del Pnrr e le misure per la ripresa: decreto Sostegni, proposta decreto Imprese e riaperture.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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