Il "2G" divide la politica. Scontro rigoristi-Fdi. "Giusto". "No, è inutile"

Avanza l'idea di un lockdown per i No Vax. Costa: "Divieti differenziati con l'arancione"

Il "2G" divide la politica. Scontro rigoristi-Fdi. "Giusto". "No, è inutile"

Piaccia o non piaccia, il modello austriaco continua a tenere banco. C'è chi lo sponsorizza, chi pensa a soluzioni intermedie, chi non è d'accordo. Ufficialmente in Italia non è allo studio nessuna stretta per i non vaccinati - ipotesi caldeggiata da alcuni presidenti di Regione - ma nel governo se ne continua a parlare, così come della regola del «2G», che consente il rilascio del green pass solo a vaccinati e guariti, sull'esempio di Austria e Germania. Interventi ritenuti necessari per frenare la crescita dei nuovi casi.

Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa non pensa di mutuare il modello austriaco, ma considera di valutare una differenziazione nelle restrizioni, tra chi è vaccinato e chi non lo è, nel caso di passaggio in zona arancione. «La maggioranza degli italiani che responsabilmente si è vaccinata, non può subire all'infinito restrizioni a causa di una minoranza che non lo ha fatto», dice a RaiNews24. La revisione del green pass è praticamente cosa fatta e a giorni dovrebbe arrivare la decisione di farlo durare 9 mesi, non più 12. Al momento, invece, non c'è sul tavolo alcuna modifica dei criteri per ottenerlo, ma se ne parla sempre di più.

Anche se la curva in Italia non è ancora preoccupante come in altri Paesi, allo studio del governo ci sono ulteriori strette nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare. «Siamo pronti a prendere ogni decisione utile per scongiurare l'avvento della quarta ondata», assicura il ministro per il Sud, Mara Carfagna. L'ipotesi di un lockdown per i non vaccinati, proposta dai governatori di centrodestra, non piace a Giorgia Meloni, leader di FdI: «Non sono d'accordo perché non risolverà il problema». Mentre il segretario del Pd, Enrico Letta, è per la «linea più rigorosa che ci possa essere»: «Altrimenti torniamo al lockdown e non possiamo permetterci un nuovo disastro sanitario ed economico». Intanto il governatore del Veneto, Luca Zaia, ridimensiona lo slancio di alcuni suoi colleghi verso il lockdown dei non vaccinati: «Nessuno guarda al modello austriaco», puntualizza. Lo stesso Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, una delle regioni sull'orlo della fascia gialla, non guarderebbe all'Austria come esempio da seguire. «Fedriga ha solo detto che nel momento in cui ci saranno cambiamenti di colore, si riconosca che i vaccinati non devono sottostare a quelle regole», spiega Zaia. Meno restrizioni per gli immunizzati, dunque. Ma c'è ci spinge per cambiare le regole della certificazione verde. Il governatore della Liguria Giovanni Toti ritiene «indispensabile un green pass rafforzato, derivante solo da vaccino in quelle regioni che scattano in zona, magari non gialla, ma arancione». Anche Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, ribadisce che il tampone antigenico è il vero tallone d'Achille del certificato verde: «Dobbiamo rivedere le modalità di rilascio». Una stretta che anche l'infettivologo Massimo Galli ritiene giustificata.

In Lombardia il sindaco di Milano Giuseppe Sala prende in considerazione il modello austriaco come uno stimolo a vaccinarsi, ma spera che non si arrivi a tanto, anche perché sarebbe poi complicato riuscire a controllare il rispetto delle limitazioni. Per l'assessore al Welfare e vicepresidente di Regione Lombardia, Letizia Moratti, «va garantita l'autonomia di movimento ai vaccinati».

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