Il Movimento Cinque Stelle è sempre più sull'orlo di una crisi di nervi. Adesso i grillini devono fare i conti con le divisioni interne che non sono più su come gestire l'alleato Salvini ma vanno oltre e investono in pieno i punti del programma pentastellato. La Tav è diventato un terreno scivoloso per i 5 Stelle soprattutto dopo le aperture del premier Conte che non ha chiuso le porte sulla Torino-Lione. Salvini incalza Toninelli e afferma: "Mi sembra chiaro ed evidente che la Tav si farà. L'Alta velocità Torino-Lione è ’un’opera fondamentale, ma non è l’unica. O il ministro la sblocca - dice Salvini con un chiaro riferimento al collega Danilo Toninelli - o non capisco cosa ci faccia al governo".
Parole molto chiare che di fatto segnalano come la direzione leghista sia chiara: la grande opera dovrà vedere la luce. E i Cinque Stelle? Si fanno la guerra. Ad innescarla è il pentastellato Airola che ha puntato il dito contro Beppe Grillo e ha minacciato le dimissioni dal Movimento. Da sempre rappresentate del fronte oltranzista No Tav, Arola picchia duro: "Sulla Tav ho scritto a Grillo. Gli ho mandato un messaggio, gli ho detto 'Beppe, si avvicina l'ora X, dimmi tu cosa fare'. La risposta? Non c'è stata, era il suo compleanno, evidentemente non gli andava molto di occuparsi di queste cose...".
Ma l'affondo più pesante è sul ministro Toninelli che viene scaricato proprio dallo stesso Airola: "Toninelli? Non gli do un giudizio, so che più di lui sono importanti le persone che gli stanno intorno. Spesso è stato mal consigliato, soprattutto sul Tav. Ma è anche stato preso di mira per una serie di situazioni che magari poteva evitare... Non saprei se se ne deve andare. Di sicuro mi fido più di Conte che di Toninelli". Poi lo stesso Airola torna sui disordini a chiomonte di domenica scorsa contestando gli arresti annunciati da Salvini. Ma il terreno di scontro non è solo quello della Tav. C'è anche quello della Rai. Proprio Airola contesta la scelta dei pentastellati di aver proposto l'abolizione del canone Rai. Da qui le sue dimissioni dalla Commissione di Vigilanza. La decisione, spiega il grillino all'Adnkronos, è dovuta a due motivi: "Il primo è che la Vigilanza non serve a nulla, altrimenti non avremmo più Fazio in tv, visto che in passato abbiamo fatto un atto di indirizzo per chiedere alla Rai di non comprare da agenti esterni. Ma queste indicazioni vengono interpretate e gestite come vogliono loro. La seconda ragione è che, adesso che governiamo, pensavo di poter incidere maggiormente.
Sicuramente con una legge sulla governance, che era da fare immediatamente, avrei potuto dare il mio contributo per proteggere l'ad dall'attacco dei partiti. Purtroppo non sono stato mai interpellato su nulla, evidentemente non servo". Insomma inizia a sfaldarsi il fronte dei grillini e adesso il Movimento rischia l'implosione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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