"Il 60% dei contagiati aveva sintomi". Accuse alla Sardegna (che nega tutto)

Dal Lazio un dossier contro l'isola: "Ignorati casi evidenti". Solinas replica: "Nessuna negligenza, il governo ci vietò i test"

"Il 60% dei contagiati aveva sintomi". Accuse alla Sardegna (che nega tutto)

È da quando, in piena estate, sono cominciati a scoppiare i primi focolai che la Sardegna, da Covid free, si è ritrovata a a difendersi dalle accuse di aver mal coordinato l'assalto dei vacanzieri. Una polemica che va avanti da giorni, non solo con la Regione Lazio, critica nei confronti della gestione dell'emergenza sull'isola dopo l'impennata di contagi dovuta ai turisti tornati positivi dalle vacanze, ma adesso anche con il governo nazionale, che con le sue scelte avrebbero creato un danno d'immagine alla Sardegna. Di sicuro da settimane non si parla d'altro, dal focolaio del Billionaire con Flavio Briatore che si è scoperto positivo, alla notizia di ieri del contagio di Silvio Berlusconi avvenuto proprio in terra sarda.

Intanto al ministero della Salute è arrivato un report, inviato dalla Regione Lazio, secondo il quale la Sardegna avrebbe chiuso gli occhi su un gran numero di villeggianti chiaramente positivi, che sarebbe stato possibile individuare e fermare prima che facessero impennare la curva epidemica sulla penisola senza bisogno di alcun tampone. Ma non è stato fatto in più della metà dei casi: il 59% delle persone rientrate nel Lazio aveva sintomi evidenti, come febbre tosse e congiuntivite, al momento di effettuare il test obbligatorio per chi torna dall'isola. Dal documento emerge infatti che tra i «764 casi con link epidemiologici dalla Sardegna, 449 sono sintomatici». Non difficili da intercettare, dunque. E si tratta per lo più di giovani. È stato l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, a voler elaborare questi dati per cercare una spiegazione a quanto accaduto in Sardegna ad agosto e per portare il tema all'attenzione del ministero della Salute affinché non si ripetano errori simili.

Ma il governatore sardo, Cristian Solinas, non ci sta a vedere impallinata la sua isola. «Un'aggressione senza precedenti e una strumentalizzazione infondata, sia su elementi di fatto che scientifici. Non esiste alcuna negligenza della Regione», dice in un video diffuso sui social, dove attacca il governo e chi lo mette sotto accusa per l'aumento di contagi in Italia. «Se guardiamo ai numeri - contrattacca - fino a luglio l'isola aveva 0.3 di sieroprevalenza, un dato certificato dal ministero. Questo significa che in Sardegna il virus non c'era. Qualcuno lo ha portato perché il governo non ci ha consentito di avere il certificato di negatività. Chi lo ha portato, ora, cerca di scaricare su di noi le responsabilità». Per Solinas la colpa dei casi di importazione è di quei cittadini che hanno dichiarato il falso circa il loro stato di salute per eludere i controlli su traghetti e aerei.

Il contrattacco passa per il Consiglio regionale, che ieri ha approvato a maggioranza un ordine del giorno contro il governo colpevole di aver riaperto l'isola senza limitazioni dopo il lockdown, impedendo «il controllo del flusso turistico indiscriminato in virtù di una pretesa incostituzionalità delle azioni che il presidente della Regione intendeva portare avanti per garantire la sicurezza dei sardi». «In Sardegna non c'è alcuna emergenza sanitaria», per l'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu.

Nel bollettino di ieri, intanto, è arrivata un'ulteriore conferma del link sardo nel Lazio: il 38 per cento dei 130 nuovi casi registrati nella regione arriva dall'isola.

Il Lazio ha provato con insistenza a chiedere test per i passeggeri di ritorno dall'isola e anche per quelli in partenza, ma l'accordo sulla reciprocità non è stato raggiunto e il protocollo con la giunta sarda è rimasto in bozza. «Sarebbe stato utile, era la via consigliata dai tecnici», lamenta senza polemica D'Amato.

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