Il video testimonia come si può morire abbandonati nel bagno di un pronto soccorso-immondezzaio, dove i «rifiuti» sono esseri umani contagiati dal Covid. A 24 ore da quelle immagini-choc che dovrebbero far vergognare l'intero governo, l'unico che non doveva scusarsi di nulla (cioè l'autore del video) ha chiesto scusa; mentre tutti quelli che avrebbero dovuto chiedere scusa (cioè chi ha trasformato in discarica il pronto soccorso del nosocomio più importante del Sud), restano tranquillamente al proprio posto. Facendo, per giunta, la morale a chi ha documentato lo scempio.
Breve riassunto del dramma: da giorni, a causa dell'emergenza Covid, il pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli di Napoli è intasato di malati gettati a terra su brandine di fortuna. La colpa - va precisato - non è dei medici o degli infermieri che anzi sopperiscono alle carenze facendo più del loro dovere.
Però, nonostante gli sforzi, la realtà è da incubo: decine di pazienti infetti ammassati in pochi metri in un ambiente sporco e promiscuo che qualche separé malconcio rende ancor più avvilente. In tale contesto un anziano va in bagno e lì muore nell'indifferenza generale, il suo cadavere verrà scoperto solo parecchio tempo dopo con modalità su cui le versioni divergono. Fatto sta che la porta del bagno si apre e un altro ricoverato filma quel corpo senza vita con attorno tanti altri «ricoverati» in quello che tutto sembra meno che un pronto soccorso. Impossibile non essere d'accordo con lo scrittore Gianluca Nicoletti che sulla Stampa ha usato parole dure, vere: «Nulla giustifica un obbrobrio simile dopo piani, decreti, conferenze stampa, ore interminabili di talk televisivi. Intanto chi non ha voce per dire la sua muore, da solo e nella merda». Intanto contro l'autore del video (che ieri è stato visto in rete da migliaia e miglia di utenti) si è scatenato un assurdo linciaggio che ha confuso strumentalmente la causa con l'effetto; come se, in un omicidio, a essere denunciato fosse non l'assassino ma chi ha smascherato il delitto. Ed è proprio questa la condanna toccata in sorte a Rosario L., il 30enne di Napoli, autore del video dello scandalo (benché il vero «scandalo» non sia il video in sé, ma ciò che esso descrive), che ieri si è sentito in obbligo di discolparsi: «Quel video l'ho girato e messo su Fb per far capire che lì ci trattano come appestati, anziani abbandonati e lasciati soli, come è successo a quel vecchio morto in bagno, che era vivo quando sono entrato. Era in stanza con me, non usciva dal bagno e quindi sono entrato. Non riusciva a respirare perché aveva il Covid. Gli ho buttato dell'acqua in faccia, volevo salvarlo. È morto tra le mie braccia. Ho chiesto aiuto, ma nessuno mi dava retta. Sono arrivati dopo mezz'ora. Non riesco a sopportarlo. Volevo far vedere quello schifo: quando ho chiesto aiuto nessuno mi dava ascolto, c'è stato pure chi mi ha detto fatti i fatti tuoi». Rosario è positivo a Covid: «Ero da due giorni in ospedale per problemi di respirazione. Dopo quel video mi hanno rispedito a casa». Intanto la Procura di Napoli ha acquisito la documentazione clinica del pronto soccorso e aperto un fascicolo contro ignoti in attesa dell'esito dell'autopsia sulla salma posta sotto sequestro.
Anche ieri, nonostante l'eco di questa bruttissima storia, il sindaco di Napoli De Magistris e il presidente della Regione, De Luca (che ha rifiutato gli «ospedali da campo» e per questo è stato attaccato dal ministro Boccia), non hanno perso occasione per insultarsi.E oggi la Campania diventerà, quasi sicuramente, «zona rossa»: rossa, di vergogna, lo è già da un pezzo.
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