Abbandono, degrado, spaccio: la zona del futuro è un incubo

Abbandono, degrado, spaccio: la zona del futuro è un incubo

Milano Sulle villette c'è il cartello «Vendesi», anche se non sono complete. Le finestre, ad altezza uomo, non hanno vetri né persiane: buchi dove chiunque può entrare, lo provano le scritte con lo spray sulle pareti interne. «Quest'estate qualcuno ci andava a dormire tutte le notti, aveva messo pure dei cartoni per non far entrare la luce», dice Francesco Marchi, un giovane residente del palazzo di fronte. Quartiere Adriano, il sogno mancato della periferia nord milanese, l'area ai confini di Sesto San Giovanni dove c'erano gli impianti della Magneti Marelli.

Doveva essere una zona moderna, verde, con piscina e biblioteca a pochi passi. Questo fu venduto a chi, pensando a un investimento per il futuro, ha speso centinaia di migliaia di euro per comprare casa qui. Invece oggi tra via Mulas e via Tremelloni c'è un solo palazzo nuovo, abitato da cinque anni: una torre moderna in mezzo al nulla. Di fronte, lo scheletro di quelle che dovevano diventare residenze per anziani, coperte da impalcature. Sul retro le villette incomplete.

Accanto la Cascina San Giuseppe, pure quella ridotta male. Quasi tutto di proprietà del gruppo immobiliare Pasini, travolto dallo scandalo del «Sistema Sesto» (Giuseppe Pasini è imputato assieme all'ex sindaco sestese Filippo Penati e ad altri per la nota vicenda di tangenti in cambio di appalti). Lavori bloccati, il sogno che diventa incubo. Abbandono, poi degrado. Gli squarci nelle recinzioni confermano le testimonianze dei residenti: in questi palazzi qualcuno entra. A dormire, quando va bene. Oppure a spacciare droga. «Verso l'una di notte si vedono strani movimenti, gente che arriva e poi la vedi poco dopo andar via», osserva la 63enne Giovanna Leanti che per questa casa ha iniziato a pagare 15 anni fa, quando ancora c'era solo il terreno. «Ho venduto l'appartamento al centro di Sesto, ci ho investito tutte le mie speranze, e una vita di lavoro», dice sconsolata.

Qualcosa il Comune ha fatto: a settembre ha aperto la scuola materna, da pochi giorni sono state rimosse le recinzioni di fronte, dove è stato seminato il manto erboso che dovrebbe spuntare tra un paio di mesi, sono stati accesi alcuni lampioni laddove prima era buio pesto.

Ma il problema di occupanti e spacciatori resta. «Nelle Rsa siamo andati due volte ad allontanare chi c'era», spiega la vicesindaco con delega all'urbanistica Ada Lucia De Cesaris. Il nodo da sciogliere è quello delle proprietà Pasini, su cui il Comune, oltre un anno fa (settembre 2013) annunciò il «pugno duro». Chiese la requisizione al Prefetto, che la negò: non è quello il provvedimento giusto, di natura eccezionale e straordinaria da adottare solo per situazioni improvvise e imprevedibili, che in quel caso non ricorrono, sottolineò il parere chiesto sulla questione all'Avvocatura dello Stato.

Il provvedimento utile era semmai il sequestro. «Nel frattempo sono partite le procedure di concordato fallimentare per le società, per cui è necessario aspettare che queste ora si concludano», continua De Cesaris. Convinta che il tipo di provvedimento chiesto non fosse sbagliato: «In altre città per casi analoghi la requisizione è stata concessa. Ho fatto l'avvocato per anni, la settimana scorsa è stato nominato uno dei curatori e fino alla definizione di procedura è difficile intervenire», insiste la vicesindaco.

Questioni di carte bollate, che ricadono sulla vita dei cittadini: «È possibile dover aspettare anni per una soluzione? I dirigenti pubblici dovrebbero essere pagati per obiettivi, come i privati», sbotta la signora Leanti. Che chiosa: «Col senno di poi non tornerei qui: meglio una casa vecchia in una zona sicura. La vivibilità ha un peso».

Twitter @giulianadevivo

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