Dopo la lunga serie di botta e risposta affilati, i leader della Lega e di Fratelli d'Italia accorciano le distanze, mettono da parte le polemiche e rilanciano l'immagine di un centrodestra unito per la vittoria.
I mesi di gelo successivi alla rielezione di Sergio Mattarella sembrano improvvisamente alle spalle. Matteo Salvini e Giorgia Meloni tornano a condividere lo stesso palco, una reunion in piena regola di fronte a una Piazza Dante gremita. L'occasione è il comizio di chiusura a Verona del candidato sindaco Federico Sboarina, primo cittadino civico avvicinatosi a Fratelli d'Italia. Una presenza congiunta che diventa anche un'occasione per vedere l'uno accanto all'altro i due possibili, futuri candidati premier del centrodestra, misurando il barometro dell'accoglienza da parte dei loro supporter.
L'attenzione è tutta puntata su gesti, battute, saluti, sull'interazione tra i due leader insomma. Giorgia Meloni - alle spalle il grande sfondo blu con la scritta «Sboarina sindaco di Verona» prende la parola per prima. Battagliera, ma anche sorridente, si concede all'interazione con il pubblico. Scherza con un supporter che le grida «bella». «Vieni più spesso così mi alzi l'autostima, mi dicono sempre e soltanto brava» è la replica. Poi si entra nel vivo. In una città in cui Forza Italia ha scelto di sostenere l'ex sindaco Flavio Tosi, la Meloni invita tutti a «non farsi fregare, qui c'è un voto solo che sconfigge la sinistra ed è quello a Federico Sboarina». La leader di Fratelli d'Italia fa mostra dell'orgoglio della sua appartenenza. «Ieri Bonaccini in un tweet mi ha scritto che siamo la destra populista. Gli ho risposto che l'ultima patente che mi serviva l'ho presa 25 anni fa a scuola guida: con quella che mi volete dare voi ci incarto la pizza. Non abbiamo bisogno delle patenti della sinistra».
Concluso il suo intervento Giorgia Meloni si concede per la gioia dei fotografi a un abbraccio con Matteo Salvini. «Alla faccia loro», dicono i due, riferendosi alla sinistra. «Domani voglio leggere chi si inventa divisioni e litigi, siamo qua e siamo belli come il sole» dice il leader della Lega. E la Meloni di rimando «E a chi dice che faremo come Romeo e Giulietta dico che non faremo la stessa fine». Una battuta che nasce dalla scherzosa similitudine di Gianmarco Centinaio, ospite ieri a Un Giorno da Pecora su Radio 1. «Non abbiamo bisogno di prove di pace. La verità è che nelle scelte fondamentali poi la coalizione si ritrova naturalmente insieme, perché siamo d'accordo sulle questioni fondamentali, perché stiamo insieme per compatibilità e non per costrizione o interesse o per impedire agli altri di vincere. Sono contenta che ci ritroviamo su questo palco insieme» aggiunge Giorgia Meloni.
Salvini, dopo una battuta sulla felice primavera calcistica che sta vivendo con la vittoria del Milan in campionato, rilancia a sua volta l'unità del centrodestra.
«Su questo palco, stasera, c'è la coalizione che dall'anno prossimo, assieme a Forza Italia, governerà a lungo il nostro Paese.
Questo è l'obiettivo» dice parlando a fianco del candidato sindaco, Federico Sboarina, Maurizio Lupi, (Noi con l'Italia) e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia a cui rende merito «perché se portiamo a casa l'autonomia è grazie a lui e ai veneti che hanno insistito e votato». Poi ritorna ad alzare la bandiera dell'unità, il vero leit motiv della serata: «Noi siamo qui, lasciamo la rabbia e i veleni alla sinistra».
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