I profughi dall'Ucraina sono già oltre un milione, ma i numeri sono destinati a salire e aumentano di ora in ora. «Difficile dire quanti ne arriveranno in Italia - afferma la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese - ma si parla di 7-8 milioni di persone che usciranno dal Paese e che andranno nei vari stati europei». La fuga della popolazione per scappare dall'invasione della Russia crea un'emergenza nell'emergenza. E l'allarme è altissimo. Soprattutto perché, come dicono i dati, il 63,8% degli ucraini non è vaccinato. E questo potrebbe portare dei rischi legati alla diffusione da Covid nei Paesi ospitanti.
«L'Italia ha sempre detto che occorre un'Europa solidale e questa è l'occasione per dimostrarlo», ha aggiunto Lamorgese al Consiglio dell'Unione europea che si è riunito per decidere linee guida comuni per la protezione temporanea per i rifugiati ucraini. «L'Italia è abituata a gestire situazioni anche emergenziali tramite la rete delle prefetture, con il mondo dell'associazionismo e con i Comuni faremo fronte a tutte le necessità che si verificheranno».
La direttiva, che finora non è mai stata attivata, fu varata nel 2001 all'indomani della guerra in Kosovo e prevede una protezione immediata e temporanea in caso di afflusso massiccio di cittadini di Paesi terzi sfollati che non possono rientrare. Agli sfollati sarà concesso un permesso di soggiorno e l'accesso all'istruzione e al mercato del lavoro.
In tal senso la ministra ha assicurato l'appoggio, da parte dell'Italia, dell'attivazione della direttiva europea. «I numeri sono davvero elevatissimi: bisogna assolutamente che ci sia una linea decisa; anche per la necessità di avere una certezza, quando saranno trascorsi i novanta giorni della durata del visto, sull'iter che dovranno seguire coloro che arriveranno nei paesi europei».
Durante il Consiglio Ue Affari Interni per l'attivazione della direttiva sulla protezione temporanea per i rifugiati ucraini è stato deciso che sarà «consentita la protezione temporanea agli ucraini e anche ai soggetti non ucraini che risiedono in quel territorio con la possibilità, per questi ultimi, di avere anche un altro tipo di protezione, quello stabilito a livello nazionale purché in linea con le norme di carattere generale europeo».
Ad oggi sono oltre 6.500 i cittadini ucraini entrati in Italia dall'inizio del conflitto. Alcuni sono già arrivati all'hub della stazione di Roma Termini. Qui, da 48 ore, su indicazione dell'assessorato regionale alla Salute, sono al lavoro mediatori culturali e operatori sanitari per effettuare tamponi e vaccini.
E su questo fronte è arrivato anche il via libera del generale Francesco Figliuolo alle Regioni per le vaccinazioni anti-Covid per i rifugiati in arrivo. «In analogia a quanto già posto in essere lo scorso mese di agosto in favore dei cittadini di nazionalità afghana, si ritiene opportuno offrire loro la possibilità di vaccinazione», sottolinea Figliuolo in una lettera, in cui chiede alle Regioni «di provvedere alla vaccinazione dei cittadini di nazionalità ucraina ospitati in Italia attraverso la generazione dei codici Stp, straniero temporaneamente presente». Saranno dunque le prefetture ad attivare il mondo dell'associazionismo, dalla Caritas alla Croce rossa, passando per le Misericordie d'Italia, nel supportare il piano di accoglienza.
«La rete di accoglienza si sta già muovendo - dice il presidente delle Misericordie d'Italia, Domenico Giani - e sono tantissime le persone pronte ad accogliere i profughi ucraini. Ancora una volta emerge la grande generosità del popolo italiano».
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