Per i sindacati del pubblico impiego, il tempo si è fermato al febbraio scorso. E la sessione di bilancio appena iniziata è esattamtne come quella degli anni precedenti: l'occasione per fare incassare a 3,5 lavoratori dello Stato e degli enti pubblici aumenti il più alti possibile.
Dopo le schermaglie con il premier Giuseppe Conte e gli annunci, ieri Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa hanno proclamato lo sciopero nazionale per il 9 dicembre. Decisione, hanno spiegato i segretari generali della categoria Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi, Nicola Turco adottata dopo avere presto atto «dell'esito del confronto tra governo e le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, in mancanza delle necessarie risorse per lavorare in sicurezza, per avviare una programmazione occupazionale e di stabilizzazione del precariato e per il finanziamento dei rinnovi contrattuali».
Il nodo è quest'ultimo. Gli stanziamenti per gli aumenti del pubblico impiego non sono sufficienti secondo i sindacati.
Il governo ha messo nella manovra 400 milioni aggiuntivi, portando la dotazione complessiva per il rinnovo del contratto a 6,7 miliardi di euro. I sindacati chiedono più del doppio: un miliardo (nella legge di bilancio ci sono 3,6 miliardi per le assunzioni nella Pa, in tutto 10 miliardi).
Tattica da legge finanziaria, che di solito porta a un compromesso su una cifra intermedia. Anche questa volta non è escluso che per gli aumenti dei lavoratori pubblici non spuntino altre risorse.
Trattativa ordinaria in tempi che di ordinario hanno poco. Ieri il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha confermato che il governo ricorrerà ad un nuovo scostamento di bilancio resto necessario dal rallentamento dell'economia «nel quarto trimestre e a inizio 2021».
Critiche ai sindacati. «Comportamento irresponsabile da parte della triplice», ha protestato la leade di Fdi Giorgia Meloni. Persino il ministro della pubblica amministrazione Fabiana Dadone, non sospetta di antipatie verso le organizzazioni dei lavoratori, ha accusato Cgil, Cisl e Uil, «mettere a rischio la già fragile tenuta sociale. Ciascuno si assumerà le proprie responsabilità».
I sindacati ribattono spiegando che gli aumenti vanno anche a categorie in prima linea sulla guerra alla pandemia. Scuola e sanità, in primo luogo. E accusano il governo di avere rinunciato a risorse importanti come quelle del Mes. Accusano il governo di non avere messo in campo risorse sufficienti per la riforma fiscale. Dati di fatto per una manovra il cui testo definitivo resta ancora sconosciuto. Alcune cifre non sono ancora stabilite. Ad esempio quella del fondo che anticiperà gli stanziamenti del Recovery fund.
I finanziamenti europei sono sospesi, ad eccezione dello Sure, dedicato agli
ammortizzatori sociali (ieri è arrivata la seconda tranche da 6,5 miliardi). È ancora stallo sul Recovery fund, bloccato dal veto sul bilancio di Ungheria e Polonia, i cui governi si oppongono al requisito dello stato di diritto.
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