Ci sono la Russia, la Bielorussia, l'Iran, l'Afghanistan e il Myammar. Nell'elenco dei Paesi che il mese scorso il congresso mondiale dell'Ituc a Melbourne richiamò con una risoluzione al rispetto dei diritti umani e dei lavoratori brilla un assenza: il Qatar. La potente organizzazione sindacale internazionale, che raduna 388 sigle di centinaia di paesi, è sembrata dimenticarsi di uno dei temi più caldi: le condizioni di sfruttamento della manodopera nei cantieri dei Mondiali di calcio.
Ora quella dimenticanza pesa inevitabilmente sulla figura di Luca Visentini, sindacalista della Uil che nel congresso di Melbourne venne eletto segretario generale della Ituc, arrestato il 9 dicembre a Bruxelles insieme all'ex eurodeputato Antonio Panzeri e ad altre tre persone.
Visentini è stato scarcerato dopo l'interrogatorio, e ieri ha rilasciato una intervista all'Agi definendo «terribile» il periodo trascorso in prigione e fornendo la sua spiegazione sui soldi ricevuti da Fight Impunity, la ong di Panzeri al centro del Qatargate: una «donazione» di diverse migliaia di euro, utilizzata secondo Visentini per i bisogni dell'Ituc, «il sindacato internazionale riceve regolarmente donazioni per campagne e progetti da varie fondazioni e Ong, questa donazione non risultava sospetta in alcun modo ed è stata accettata in assoluta buona fede. Tutto il contributo è stato utilizzato per spese trasparenti e dimostrabili».
Gli inquirenti belgi, a quanto pare, hanno preso in parte per buona la spiegazione, e hanno liberato Visentini (che però risulta essere ancora sotto inchiesta). Ma la spiegazione fornita non dissipa i dubbi sui rapporti tra Panzeri e Visentini. Anzi. Perché nello statuto della ong dell'ex eurodeputato Pd non figura in alcun modo tra le spese sociali il sostegno di colossi sindacali come l'Ituc. E perché nei documenti dell'Ituc è palpabile - anche se nell'intervista Visentini cerca di negarlo - l'atteggiamento benevolo verso il Qatar. Non c'è solo la dimenticanza nei documenti congressuali. C'è un testo dell'ottobre precedente di ossequio quasi comico al Qatar che metterebbe in campo «leggi sul lavoro e un moderno sistema di relazioni industriali». Un testo assai simile a quello pubblicato pochi mesi prima a firma di Panzeri sul sito di Fight Impunity.
Di fatto attraverso Panzeri una parte dei fondi stanziati dal Qatar per addomesticare il parlamento europeo arrivano, tramite Visentini, nelle casse del sindacato internazionale, e ottengono il medesimo risultato. A ottobre, quando viene diffuso il benevolo rapporto Ituc, Visentini non è ancora segretario generale. Ma è a capo della sezione europea ed è in stretti rapporti con la segretaria Sharan Burrow che il mese dopo sarà tra i suoi sponsor nella vittoriosa battaglia per la leadership contro il turco Kemal Ozkan, sostenuto dai potenti sindacati tedeschi.
È dunque uno scenario sempre più tentacolare quello che viene ricostruito delle attività della ong di Panzeri (il cui co-fondatore Gianfranco Dell'Alba ieri si dissocia platealmente, «Panzeri è come mister Hyde»): addomesticare gli eurodeputati non bastava, serviva tenere buoni anche i sindacati internazionali.
Intanto l'australiana Alison
Smith, moglie e collaboratrice del segretario di No Peace Without Justice Niccolò Figà Talamanca, anche lui arrestato, diffonde un comunicato: «Siamo certi della correttezza del suo operato. Verrà scagionato da ogni addebito».
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