Chi studia il cervello, sa (ed è un sapere scientifico quindi di causa-effetto) che la prevenzione per la salute mentale dei ragazzi oggi non può che passare dalla cruna della regolamentazione dell'uso del cellulare. «Quello che ancora non si ha abbastanza chiaro, è che non si tratta di una questione di comportamenti ma di neurocircuiti che si sballano», avvisa Luigi Gallimberti, psichiatra, tossicologo, pioniere nel trattamento delle dipendenze attraverso la Stimolazione Magnetica Transcranica (Tms). Ora con la Fondazione Novella Fronda, sta preparando una petizione ministeriale per regolamentare l'uso dello smartphone in orario scolastico fino alle superiori, regolamentazione che per essere efficace deve poter sanzionare gli adulti responsabili della sorveglianza.
Qual è l'obiettivo?
«Serve una rivoluzione culturale. Come è successo per il fumo e per le cinture di sicurezza in auto. I divieti sembravano impossibili. La nuova sfida è sui cellulari. È necessario far capire che nel cervello va creato uno spazio di aria pulita da sistemi informatici, inizialmente anche solo anche solo per qualche ora. Perché lì è l'origine del problema. Attraverso l'utilizzo della Tms abbiamo capito da dove originano le dipendenze che andiamo a curare. C'è una cosa che tutti pensano e che è sbagliatissima».
Quale?
«Ritenere che se una persona si droga, si ubriaca, si intossica di benzodiazepine o internet è perché ha dei problemi. Le neuroscienze ci hanno insegnato che se un ratto tocca la cocaina diventa cocainomane, se tocca l'eroina diventa eroinomane. È un rapporto causale con il cervello. Che si modifica. Il cellulare agisce come una droga».
Cioè: l'uso smodato dello smartphone innesca nel cervello alterazioni funzionali di una droga?
«Del tutto simili. Tutto parte da un'alterazione di alcuni neurocircuiti del cervello. E quando questo accade la persona non controlla più i suoi comportamenti: ad esempio diventando aggressiva contro se stessa o contro gli altri.
Lo dimostrano i fatti di cronaca, le risse, le violenze sessuali e altre manifestazioni simili partono dalla disperata ricerca di procurarsi eccitamenti sempre più intensi, in assenza dei quali la persona può andare incontro ad un intenso dolore mentale. Come la lupa dantesca che più mangiava e più fame aveva».