Cadono fragorosamente gli ultimi due pilastri sui cui si reggeva il M5S: stop alla regola dei due mandati e via libera alle alleanze con i partiti.
La metamorfosi è compiuta: da movimento anti-sistema a Italia dei Valori 4.0. In piena estate Vito Crimi, capo politico reggente dei Cinque stelle, in un post sul blog chiama al voto gli attivisti. Due i quesiti che segnano la trasformazione del M5S: la deroga al limite dei due mandati per i consiglieri comunali e il via libera alle alleanze con i partiti tradizionali nelle elezioni amministrative. E poi: nel primo quesito si autorizza un consigliere anche a dimettersi per candidarsi altrove. La piattaforma Rousseau aprirà i seggi virtuali dalle ore 12 di giovedì 13 agosto alle ore 12 di venerdì 14 agosto: il verdetto arriverà alla vigilia di ferragosto. Crimi chiede di spazzare via la regola cardine del Movimento: il limite del doppio mandato. Una modifica che ora varrà solo per i consiglieri comunali. Ma che apre la strada al mandato illimitato per deputati e senatori.
Una deroga necessaria per dare il via libera alla ricandidatura di Virginia Raggi (ha già fatto un mandato da consigliere comunale) a sindaco di Roma nel 2021. Mentre sarebbe orientata verso il ritiro Chiara Appendino, sindaco di Torino del M5S. La seconda deroga (le alleanze) su cui gli iscritti voteranno è un assist per Dario De Falco, braccio destro del ministro degli Esteri Luigi di Maio. De Falco è ufficialmente candidato sindaco di Pomigliano d'Arco, la città dell'ex capo dei Cinque stelle: con il via libera alle alleanze, De Falco potrà presentarsi con una coalizione che va dal Pd a Italia Viva. L'ok alle alleanze riapre le trattative in due Regioni che andranno al voto il prossimo 20 e 21 settembre: Puglia e Marche. Il M5s potrebbe decidere di sostenere i candidati dem. Le deroghe scatenano malumori e polemiche nel M5S. Il fronte dei dissidenti è guidato da Stefano Buffagni: «Ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli», attacca su Facebook il viceministro dello Sviluppo Economico, postando una foto di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Crimi prova a tranquillizzare la base che ribolle: «Un eventuale cambiamento non è da intendersi come una deroga o passo indietro sui nostri principi (per noi la politica sarà sempre essere al servizio dei cittadini e del Paese e non per se stessi), ma il riconoscimento di una realtà di fatto, che può aiutarci a crescere, maturare e migliorarci». E nel giorno in cui in rete monta la rabbia per la svolta, Beppe Grillo torna a farsi vivo. In un videomessaggio sul suo blog il comico si tira fuori dalle polemiche: «Non voglio apparire perché si dicono un sacco di cose e preferisco non essere invischiato. Io ho fatto parte di un sogno che si è realizzato, il M5S, che oggi governa, partendo da un'idea di rete, di un Movimento senza sedi, tesori, soldi». Esulta per il Recovery Fund. Ma precisa: «Si è aperto questo spiraglio forse per la debolezza della Germania, non so, o per la grandezza di Conte». Grillo poi si occupa del business che gli sta davvero a cuore, e chiede un'inversione di rotta di Tim, proponendo una divisione in due della società: da una parte i servizi, dall'altra le infrastrutture.
Dopodiché lancia «la creazione di una società unica nazionale delle reti e delle tecnologie» da realizzare «sotto la guida di istituzioni pubbliche, in cui sia presente come azionista la Cassa depositi e prestiti». In serata la replica della società: disponibili alla rete unica, ma con Tim al 51%.
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