Altri guai in arrivo per Davigo. L'ex segretaria cambia idea: sono pronta a collaborare

Sei giorni fa Marcella Contrafatto si era avvalsa della facoltà di non rispondere, ma ora di fronte ai pm di Roma cambia linea e dice: "Sono pronta a collaborare".

Altri guai in arrivo per Davigo. L'ex segretaria cambia idea: sono pronta a collaborare

Roma. Sei giorni fa Marcella Contrafatto si era avvalsa della facoltà di non rispondere, ma ora di fronte ai pm di Roma cambia linea e dice: «Sono pronta a collaborare».

L'ex segretaria di Piercamillo Davigo al Csm, sospettata di essere il «corvo» che ha diffuso i verbali di Piero Amara a giornali e consiglieri di Palazzo de' Marescialli, è indagata per calunnia dagli inquirenti capitolini ma la sua difesa ha fatto ricorso al tribunale del Riesame, sostenendo che «manca il presupposto per la configurabilità del reato». La Contrafatto, sospesa dalle funzioni al Csm, avrà dunque un confronto con i pm di tenore diverso dall'ultimo, in cui non ha detto una parola. Se ora collabora potrebbe aggiungere tasselli determinanti per capire il ruolo avuto da Davigo, che ricevette i verbali secretati dal sostituto di Milano Paolo Storari (indagato a Roma, che domani sarà interrogato), in conflitto con i vertici della procura per la gestione delle dichiarazioni dell'ex avvocato esterno di Eni sulla loggia massonica Ungheria. La funzionaria dovrà raccontare com'è entrata in possesso del materiale riservato, se è stata sua e solo sua la decisione di inviare plichi anonimi a giornalisti e consiglieri, come Nino Di Matteo. E dovrà anche spiegare se ha a che fare qualcosa con questa storia la busta di 4mila euro, scoperta durante le perquisizioni, con una data scritta sopra di poco antecedente al primo invio dei dossier. «Aspettiamo la decisione del tribunale del riesame - spiega il suo difensore, l'avvocato Alessia Angelini -. La Procura non ha depositato atti nuovi mentre noi abbiamo presentato una memoria difensiva. Ci sono accertamenti in corso e la mia assistita è pronta a collaborare con le indagini». L'istanza chiede la restituzione del materiale sequestrato nelle perquisizioni disposte dai pm di Roma.

Una questione aperta è quella della competenza, perché Davigo ha confermato che i documenti secretati gli sono stati consegnati da Storari a Milano e non a Roma, dunque la procura di Brescia che si occupa dei magistrati milanesi potrebbe reclamare l'inchiesta. Ma mentre quest'ultima procede per rivelazione di segreto, per ora senza indagati, i pm romani contestano il reato più grave di calunnia (nei riguardi in particolare del consigliere del Csm Sebastiano Ardita, ex amico di Davigo con il quale ha poi rotto i ponti) e questo potrebbe mantenere il fascicolo nella Capitale.

Intanto il Csm decide di costituirsi come parte offesa nei procedimenti pendenti davanti a varie procure sul caso, dopo la richiesta al comitato di presidenza del gruppo dei togati di Magistratura Indipendente. Si chiederanno informazioni alle autorità giudiziarie, attraverso l'Avvocatura dello Stato, per valutare il coinvolgimento di magistrati nella presunta loggia.

C'è una strana atmosfera a Palazzo de' Marescialli, investito dopo il caso Palamara da questa seconda bufera. Non si parla d'altro, ma ufficialmente si tace. Davigo avrebbe detto di aver informato Ermini degli attriti nella procura di Milano e che questi avrebbe avuto dal Colle indicazioni perché non si procedesse per via formale, con un esposto al Csm. Se sia vera questa ricostruzione è tutto da chiarire. Davigo ha parlato in tv, con Formigli a Piazza Pulita: «Se temo di essere indagato? Assolutamente no».

Poi aggiunge: La via formale più semplice era rivolgersi al procuratore generale ma la sede era vacante. Qualunque strada formale avrebbe comportato il disvelamento di tutta la vicenda». Qui interviene Sebastiano Ardita, consigliere del Csm. È un attacco frontale al suo ex amico: «Quello che dice è gravissimo».

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