Roma - L' «exit strategy» del governo italiano dall'operazione Mare Nostrum assume contorni sempre più confusi, in un gioco di pressioni incrociate, bluff e controbluff. Il messaggio che si cerca di far passare è che l'assalto alle coste italiane si appresti a essere fermato dall'Agenzia europea Frontex e il peso delle migrazioni redistribuito tra gli Stati membri. Peccato che le istituzioni comunitarie non la pensino affatto così e continuino a recapitare a Roma un messaggio fin troppo chiaro, disinteressandosi dell'emergenza, delle (sacrosante) richieste di aiuto e del semestre di presidenza italiano.
Soltanto due giorni fa Angelino Alfano è tornato a sostenere che da novembre Frontex Plus potrà sostituire Mare Nostrum. In realtà l'Ue ha già fatto sapere che non potrà mai mettere in campo una operazione di quel tipo, né potrà sostenerla finanziariamente. Inoltre il governo per sospendere la missione non necessita di alcun «permesso» da parte di Bruxelles. Anzi, come ha rivelato Avvenire citando un rapporto riservato di Frontex, il «no» dell'Europa alla sostituzione di Mare Nostrum con un'analoga missione multilaterale non è solo un problema finanziario. Perché per l'agenzia europea per le Frontiere è l'impostazione stessa dell'operazione italiana ad essere sbagliata. Il motivo? «La presenza dei mezzi navali di Mare Nostrum vicino la costa libica può incoraggiare i migranti i cui Paesi non hanno accordi di riammissione con l'Italia». Inoltre «se le navi restano, è prevedibile un costante ed elevato numero di arrivi» anche durante «il periodo invernale, cioè quando i migranti normalmente non rischiano le traversate in acque agitate». Con la sospensione del pattugliamento si dovrebbe tornare a numeri in linea con gli anni precedenti. Secondo gli esperti Ue, Mare Nostrum va chiusa e sostituita con una missione a basso impatto. Inoltre l'annuncio della imminente fine dell'operazione deve essere veicolato al più presto in modo da scoraggiare i profughi. In caso contrario ci sarebbe il rischio «di un maggior numero di incidenti mortali».
L'Ue d'altra parte analizza i numeri. I migranti che dal primo gennaio al 15 agosto 2014 hanno raggiunto le coste italiane sono aumentati del 555% rispetto all'analogo periodo del 2013: 98.875 persone in poco più di 7 mesi. La maggior parte si è imbarcata in Libia (60.000) ed Egitto (7.000). Le nazionalità di provenienza sono varie, ma si distinguono gli eritrei (16.500), i siriani (12.000), i maliani (3.300) e i nigeriani (2.800). Le reali intenzioni dell'Ue sono ben più limitate di quanto il nostro esecutivo voglia far intendere. Attualmente sono in corso due operazioni di pattugliamento congiunto: 1) Hermes su Sicilia e Sardegna; 2) Aenea su Calabria e regioni adriatiche. Frontex vuole chiudere Aenea ed estendere Hermes anche alla Calabria (per un costo di 1 milione e 100mila euro al mese, ma non oltre fine novembre). Studia poi l'operazione «Triton» con la quale pattugliare anche l'area di Malta (con un costo di 2 milioni e 800mila euro al mese). Il problema è che manca la disponibilità dei Paesi membri a contribuire alla copertura. Inoltre Triton non potrà essere sovrapponibile a Mare Nostrum. «Frontex per sua natura si occupa di prevenzione e contrasto non di soccorso in mare» spiega l'ex senatore ed esperto di immigrazione, Alfredo Mantovano. «Ma anche se immaginassimo la volontà dell'Ue di trovare soldi e mezzi la sostanza non cambierebbe. Il punto è il Trattato di Dublino che fa ricadere tutto il peso sul Paese di primo arrivo.
Quella Convenzione non è l'equivalente dei Dieci Comandamenti ed è stata pensata quando i flussi erano diversi da quelli di oggi. È evidente che il governo deve fare una cosa sola: battersi con tutta la forza possibile per modificarla».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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