A volte ritornano. Prima ancora che si placasse la polemica per la circolare del Dap sulle scarcerazioni in tempo di Covid che ha mandato ai domiciliari centinaia di detenuti pericolosi tra cui boss di mafia, camorra e ndrangheta, ecco che il ministero concede il bis. Con una nuova circolare, stavolta datata 30 giugno, firmata dal direttore generale Riccardo Turrini Vita e dal nuovo capo del Dap Bernardo Petralia. Il documento detta le «linee guida» per gli istituti penitenziari dopo il 30 giugno. E allega alla circolare una bozza del protocollo per la prevenzione da Covid nelle carceri, dove si ribadisce l'importanza «di favorire l'applicazione di misure alternative alla detenzione per tutti le persone che presentano gravi patologie che possono essere significativamente complicate dal COVID-19». A parte il refuso sulla grafia del virus, come si diceva, il déjà-vu è inevitabile. Tanto che, come spiega Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp, grazie alla nuova circolare, nel caso di un colpo di coda del contagio si può ipotizzare che potranno lasciare le patrie galere «tra i 120 e i 160 detenuti pericolosi, pochi di questi si trovano al 41 bis e la gran parte in Alta sicurezza». Ed è sempre Di Giacomo che sottolinea come sia «consapevolmente diabolico» non aver previsto, nonostante il precedente, «l'esclusione dei mafiosi e dei 41 bis da questa circolare, come se non esistessero». Secondo il sindacalista, peraltro, la circolare oltre a ripetere gli errori della precedente andrebbe letta «in un piano molto più ampio di distruzione del carcere duro», un percorso che per Di Giacomo, che andrà a protestare sotto Palazzo Chigi il prossimo 14 luglio, «punta a smantellare il 41 bis ed è molto preciso, come dimostra anche la riproposizione di questa circolare sul Coronavirus: come può l'amministrazione, di fronte al rischio di ritorno del contagio, ripetere l'errore già commesso mandando a casa 41 bis e alta sicurezza?».
Niente male, considerando il pasticcio che aveva prodotto la precedente circolare, le conseguenti polemiche politiche e la corsa ai ripari dello stesso Guardasigilli Alfonso Bonafede per tentare di riportare dietro le sbarre almeno i boss più in vista che erano stati scarcerati. Per quel documento sono caduti i vertici del Dap, di fronte a una trasversale sollevazione contro l'iniziativa del ministero di via Arenula, che infatti qualche settimana fa aveva addirittura «sospeso» (non revocato) la circolare incriminata. Ora, invece, via per un altro giro.
Tra gli increduli anche il sostituto procuratore napoletano Catello Maresca, che in un articolo su juorno.it, due giorni fa, ha lanciato l'allarme: «Con la nuova circolare, pronto un altro liberi tutti di mafiosi». La toga spiega come, nel documento, si ribadisca «il solito, assurdo, sbagliato e colpevolmente miope principio che prevede al primo posto l'importanza di proseguire ove possibile il percorso già avviato di progressiva riduzione del sovraffollamento delle strutture e all'ultimo di favorire l'applicazione di misure alternative alla detenzione per tutte le persone che presentano gravi patologie che possono essere significativamente complicate dal Covid 19».
A sollevare il caso, anche il responsabile nazionale Giustizia di Fdi, Andrea Delmastro, che accusa Bonafede di
«ripristinare lo svuota carceri» e gli chiede l'immediata revoca della circolare, oltre a invocare la rimozione del nuovo capo del Dap, Petralia e ad auspicare che il Guardasigilli «con dignità, torni a fare ciò che sa fare: il dj».
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