Un altro sindaco sequestrato. E Mosca mette i suoi fantocci

Rapito il primo cittadino di Dniprorudne. I filorussi ora a capo di Melitopol: "Stop ai cortei, questa è la nuova realtà"

Un altro sindaco sequestrato. E Mosca mette i suoi fantocci

Un altro sindaco rapito dalle forze armate russe. Dopo quello di Melitopol, è stato catturato Yevhen Matviiv, il primo cittadino della città occupata di Dniprorudne, nella parte sudorientale del Paese, poco distante dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia che si trova sotto il controllo di Mosca. «I crimini di guerra stanno diventando sistemici», lamenta il governatore della regione, Olexandr Starukh.

I sindaci sono nel mirino perché stanno giocando un ruolo molto importante nella resistenza ucraina. E soprattutto nel sud del Paese, dove i russi stanno avanzando più velocemente e hanno cominciato a gestire le amministrazioni locali dei territori occupati, chi alimenta le proteste contro le truppe di Putin - come continua ad accadere - viene messo a tacere. Qualche giorno fa è toccato al sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, rapito in strada per essersi rifiutato di collaborare con l'esercito invasore. Stessa sorte per l'attivista Olga Gaisumova, che aveva organizzato un corteo per chiedere la liberazione di Fedorov. Di lui non si sa più nulla. Si dice sia stato torturato per spingerlo a girare un video in sostegno di Mosca. Nel frattempo è stato rimpiazzato da una nuova sindaca filo-russa, Galina Danilchenko, che prima del conflitto era consigliere comunale del Blocco di Opposizione, la principale forza politica in Ucraina vicina al Cremlino. Appena insediata la sindaca ha fatto un appello agli abitanti sollecitandoli ad «adattarsi alla nuova realtà in modo da poter riprendere la vita in nuovo modo il prima possibile». Risultato: a Melitopol sono state bandite le proteste, definite «azioni estremistiche», ed è stato annunciato il coprifuoco per evitare disordini. Quello che è accaduto nella città invasa dai russi al confine est è un primo passo, a livello locale, della strategia di Putin verso la sostituzione dell'attuale governo ucraino con un esecutivo provvisorio scelto tra le fila dei gruppi filo-russi: il controllo politico che non è ancora riuscito ad imporre a Kiev, sta cercando di imporlo nei territori occupati militarmente formando delle amministrazioni a lui favorevoli. Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, si è scagliato contro questa modalità, definendo i sequestri «un altro attacco alle istituzioni democratiche in Ucraina» e accusando Mosca di voler imporre «illegittime strutture di governo alternative» nel Paese.

Chi si oppone al nuovo corso in Ucraina viene tolto di mezzo. A Melitopol è successo di nuovi ieri al capo del consiglio municipale Pryima Serhii, prelevato in casa alle 7,30 del mattino da otto persone che avevano fatto irruzione per una perquisizione. Ma nonostante il divieto di manifestare, ribadito dagli altoparlanti montati sui camion russi che percorrono le strade della città, gli ucraini non vogliono cedere agli occupanti. Ieri in migliaia si sono radunati di fronte al comune di Melitopol per chiedere il rilascio del sindaco sequestrato. Un'altra protesta è stata organizzata a Kherson, altro centro in mano ai russi. «Kherson è ucraina», «i soldati russi sono occupanti fascisti», alcuni degli slogan scandito dai manifestanti.

Le forze di occupazione hanno cercato di organizzare un referendum per sostenere la nascita di una Repubblica popolare di Kherson, sul modello di quanto attuato nel 2014 a Luhansk e Donetsk. Richiesta respinta all'unanimità dalla giunta provinciale.

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