L'ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, dal 2013 è giudice della Corte costituzionale. La sua attenzione, dunque, è rivolta su temi giuridici di altissimo livello. Ma il Dottor Sottile (così veniva chiamato quando collaborava con Craxi) non ha perso il pallino per la politica. E lo dimostra con l'intervista che ha concesso oggi al Corriere.
Parte dalla situazione in Francia, soffermandosi sulla crisi della sinistra (coi socialisti oramai ridotti al lumicino): "L'elettorato dei partiti della sinistra tradizionale aveva traslocato verso movimenti populisti. ma ora la fine della storia è il radunarsi di una larga maggioranza attorno a un giovane che promette governo". E ancora: "Per essere opttimisti sull'Europa è proprio importante che ci sia questa Francia, perché l'allargarsi del consenso a partiti di protesta, e il fatto che la stessa presidenza degli Stati Uniti ha saputo interpretare quella protesta, stavano segnando una strada di cui non vedevamo lo sbocco". Per Amato "alle spalle della protesta c'è un fallimento politico di proporzioni storiche".
Ma chi è che ha fallito? Amato butta nel calderone un pezzo stesso della sua storia. "Tra gli anni 80 e gli anni 2000 ci muovemmo nella scia dei cultori della Terza Via. Non eravamo noi che cambiavamo in proprio, era la società che stava cambiando. I camici bianchi sostituivano le tute blu, i tecnici sostituivano gli operai. Furono gli anni in cui emersero tutti i nodi sempre più pesanti di quella che chiamammo la crisi fiscale dello Stato".
Amato punta il dito soprattutto contro i due nomi simbolo della destra liberale: "Il duo Reagan-Thatcher diffondeva la magia del mercato come magia che, sconfitto il comunismo, avrebbe conquistato il mondo e sarebbe bastato a farlo crescere nella democrazia... ciò che non vedemmo era che la globalizzazione avrebbe portato nei nostri Paesi crescenti disuguaglianze e perdite di reddito, di patrimonio, di posti di lavoro". E si arriva alla cosiddetta Terza Via: "Era fondata sulla 'cetomedizzazione' dei ceti proletari, il che sarebbe acacduto in Cina e in India, mentre nei nostri Paesi ci sarebbe stato un contraccolpo di impoverimento degli stessi ceti medi. Quando questo arrivò, noi avevamo quasi smantellato l'intervento pubblico sul uale si era costruito il secolo socialdemocratico". E fa mea-culpa: "Io stesso, presidente dell'antitrust all'inizio degli anni '90, dicevo che ormai era la politica della concorrenza l'unica politica industriale che serviva. Ci siamo accorti solo dopo che non era così".
Capitolo populismi. "Ovunque ci sia stata un'attiva minoranza ispirata a un sentimento anti establishment, ha cambiato l'agenda politica. la maggiore efficacia i populisti l'hanno avuta nell'infiltrare coi loto temi il discorso dei partiti maggiori. Lo prova il passaggio da quella che era la correttezza politica a slogan qualche anno fa non pronunciabili".
L'ex presidente del Consiglio era e resta europeista. "Ci sarà sempre in Europa un po' più di condivisione del governo comune con gli Stati, rispetto a una federazione del secolo scorso. Ma questo non ci potrebbe impedire un'integrazione politica che rendesse realistico parlare di Stati Uniti d'Europa".
Ma come valuta, Amato, il risultato del leader laburista Corbyn, che per certi versi rappresenta la vecchia anima della sinistra, sicuramente non quella della Terza Via blairiana? "Non ha perso perché è rimasto vicino a quelli cui gli altri non erano neanche in grado di rivolgere la aprola, ma non è che avesse le risposte". Un esempio? L'università. "Costa troppo? facciamola gratis. Ma la parola gratis non funziona mai, perché c'è sempre qualcuno che paga".
Un ultimo passaggio importante, nell'intervista al Corriere, è quello sulla riforma elettorale. Amato, ovviamente, parla da giudice della Corte costituzionale: "Noi abbiamo dichiarato illegittima parte di una legge. L'esito delle sentenze viene trasmesso al parlamento perché ove serve intervenga. La corte è responsabile di ciò che essa ha fatto, non è responsabile di ciò che il parlamento non fa dopo le sue sentenze". E ancora: "Chi ha interpretato la sentenza della Corte come espressiva di un atteggiamento contro i sistemi maggioritari farebbe bene a leggerla, perché di sicuro non l'ha letta". Quindi, tradotto dal linguaggio tecnico-giuridico del professore, il parlamento potrebbe tranquillamente varare una legge maggioritaria. In modo tale da garantire la governabilità.
Ovviamente Amato non dà indicazioni, si limita a dire che, ad esempio, il sistema francese (simile a quello delle nostre Comunali) non violerebbe la Costituzione. Un messaggio chiaro al parlamento. Che ovviamente è sovrano.
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