Anche Tajani boccia il salario minimo: "Spingerebbe verso il basso le retribuzioni"

La Schlein insiste: "Siamo uno dei pochi Paesi che non ha questa misura"

Anche Tajani boccia il salario minimo: "Spingerebbe verso il basso le retribuzioni"
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Totem della propaganda estiva e cavallo di battaglia capace per una volta di unire il centrosinistra in versione allargata, il salario minimo continua a tenere banco fuori e dentro il parlamento. Il teatro della discussione è la commissione Lavoro della Camera dove si sta analizzando la proposta presentata da Pd, Cinquestelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione, con il testo che dovrebbe essere votato dall'Aula il prossimo 28 luglio.

Le possibilità di ottenere un via libera parlamentare sono sostanzialmente nulle. E così, mentre i sindacati agitano lo spettro dello sciopero, il Pd non esclude l'utilizzo di strumenti alternativi come una legge di iniziativa popolare. La maggioranza di centrodestra ha più volte ribadito la sua contrarietà al salario minimo e ha presentato un emendamento soppressivo. Antonio Tajani, intervistato da Radio24, è netto: ribadisce il semaforo rosso a una misura che rischia di rivelarsi un boomerang per i lavoratori. «Ho detto che noi vogliamo che tutti i lavoratori abbiano un salario ricco, il salario minimo spinge verso il basso le retribuzioni. Come si ottiene il salario ricco, cioè quello che permette ad ogni lavoratore di arrivare alla fine del mese per mantenere la propria famiglia? Abbassando la pressione fiscale, già siamo già intervenuti sul cuneo e bisogna andare avanti e continuare». Per il ministro degli Esteri e vicepremier «bisogna intervenire detassando le tredicesime e tutti i benefit (gli straordinari, il lavoro notturno) attraverso una riforma della burocrazia, una riforma tributaria e fiscale, bisogna permettere alle imprese di vivere in un sistema liberale e di poter lavorare meglio e di guadagnare di più, di pagare meglio i lavoratori e assumere. Non dobbiamo accontentarci del salario minimo. Anche la normativa Ue parla chiaro: il salario minimo deve essere fatto per legge soltanto nei paesi che non hanno almeno l'80% di contrattazione collettiva, l'Italia ne ha di più», spiega Tajani. «Qualcuno cita altri Paesi come la Germania dove la contrattazione collettiva è molto limitata perché si fa la contrattazione nei Lander».

La replica del Pd è firmata da Elly Schlein e Brando Benifei. «Si contano sulle dita di una mano i Paesi europei che non hanno il salario minimo e anche negli Stati Uniti funziona così» dice la segretaria del Pd. «La nostra proposta rafforza la contrattazione collettiva per spazzare via i contratti pirata e la concorrenza sleale con le aziende oneste ma soprattutto fissa una soglia sotto la quale neanche la contrattazione collettiva può scendere che abbiamo identificato in 9 euro». Il capodelegazione al Parlamento europeo si dice pronto a lanciare una grande campagna e una mobilitazione nel Paese.

E se Nicola Fratoianni chiede oltre al salario minimo la reintroduzione della scala mobile, Carlo Calenda esclude che questa battaglia sia il preludio di una ritrovata unità delle opposizioni. «La proposta di legge come embrione di un'alleanza? No, la pensiamo diversamente su troppe cose. Noi non siamo ideologici».

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