E alla fine arrivò anche Kill Bill. Cioè Uma Thurman. Ultima (ma probabilmente non ultima) a iscriversi nella folta lista delle accusatrici di Harvey Weinstein, il potentissimo produttore cinematografico hollywoodiano con il vizietto della molestia sessuale con ricatto alle attrici che avrebbero dovuto o potuto lavorare con lui.
In una lunga intervista al New York Times l'algida musa di Quentin Tarantino (che in questa storia come vedremo ha un ruolo non secondario) racconta che anche lei fu pesantemente insidiata dall'orco di Hollywood. Una storia che si dipana dal 1994, anno di uscita di Pulp Fiction, capolavoro di Tarantino che segnò l'inizio della collaborazione tra i due, al 2003, anno di uscita di un altro film diretto da Tarantino e interpretato dalla Thurman: Kill Bill: Vol.1, poi uscito nel 2003, prodotto proprio dalla Miramax allora guidata da Weinstein.
Weinstein avrebbe avuto un primo abboccamento con l'attrice in un lussuoso albergo di Parigi. Un «normale» incontro per discutere una sceneggiatura presto trasformatosi in qualcosa di molto più ambiguo. Weinstein infatti a un certo punto avrebbe indossato un accappatoio e avrebbe invitato la Thurman in sauna dove però lei sarebbe rimasta interamente vestita. Insomma, una situazione più grottesca che pericolosa. E infatti «non mi sono sentita minacciata», ha detto al NYT l'attrice oggi quarantasettenne, che in quell'occasione si limitò a pensare a Weinstein come «uno zio eccentrico». Ben più aggressivo l'atteggiamento del produttore nel corso di un successivo incontro al Savoy di Londra, dove la avrebbe attaccata fisicamente: «Mi ha sbattuta giù. Ha provato a lanciarsi su di me e a mettersi nudo. Ha fatto ogni tipo di cose sgradevoli. Ma in realtà non mi violentò. Era come se fossi un animale che provava a sfuggire via, come una lucertola», ricorda la Thurman. Il giorno dopo nell'appartamento londinese in cui l'attrice alloggiava con una collega, nel quartiere di Fulham, le fu recapitato un mazzo di rose gialle accompagnato da un biglietto volgare. Seguirono petulanti telefonate delle assistenti di Weinstein a sollecitare un nuovo incontro. Che l'attrice pretese si svolgesse nel bar del Savoy alla presenza della sua amica. Malgrado ciò Weinstein riuscì a ottenere che la Thurman salisse nella sua stanza dove, non riuscendo a ottenere quello che voleva, la minacciò di boicottarle la carriera. «Il signor Weinstein riconosce di avere fatto delle avance alla signora Thurman dopo avere mal interpretato il suo comportamento a Parigi ma si è immediatamente scusato», spiega una nota diffusa dall'entourage del produttore.
Un altro capitolo spiacevole di questa storia fu come, secondo l'attrice, il suo rifiuto alle avance di Weinstein «infettò» il suo rapporto con Tarantino, che di Weinstein era un grande amico e che qualche mese fa ha ammesso di essere al corrente delle perversioni del produttore. Secondo la Thurman sul set di Kill Bill Vol.
1 Tarantino si sarebbe «vendicato» su di lei costringendola in una scena a guidare un'auto in pessime condizioni con cui andò a sbattere contro una palma. L'attrice si ferì lievemente ma «ho rischiato la vita», assicura la Thurman.
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