Le elezioni del primo cittadino di Trieste passano inevitabilmente in secondo piano, anche quando a parlare in suo favore sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni, raggiunti ancora una volta dalle domande relative al rischio "fascismo" in Italia.
Il capoluogo del Friuli Venezia Giulia, inoltre, rappresenta uno dei punti più caldi delle proteste anti Green Pass registrate in tutto lo Stivale negli ultimi giorni. Anche nella giornata di ieri, infatti, in migliaia hanno marciato per le vie del centro con lo scopo di manifestare una forte opposizione alle politiche portate avanti dal governo Draghi: proteste che sfocieranno con l'annunciato blocco del porto a partire dal 15 ottobre, ovviamente nel caso in cui l'esecutivo non facesse un passo indietro per quanto concerne l'imposizione del certificato verde nel mondo del lavoro. Ovvio che in una situazione così delicata, sia tornato ancora una volta in auge il tema della sollevazione popolare registrata a Roma lo scorso sabato e culminata con l'occupazione della sede centrale della Cgil, attribuita dalla polizia e dalla stampa locale agli appartenenti a Forza Nuova. Tanto è bastato per far riemergere ancora una volta lo spauracchio del ritorno al fascismo, che la sinistra ama periodicamente riportare in auge per distogliere l'attenzione dai veri problemi del Paese.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni, impegnati in un comizio elettorale in supporto del candidato alla poltrona di primo cittadino di Trieste, nonchè sindaco uscente, Roberto Dipiazza, sono stati ancora una volta incalzati dai giornalisti presenti sulla questione del rischio fascismo in Italia.
"Mi sono messo il golf rosso, così i giornalisti di La7 sono contenti", punzecchia il segretario della Lega dal palco. "Ormai devi stare attento al colore dei pantaloni che ti metti la mattina e di come saluti uno che incontri per strada. È la grande differenza tra chi vive nel passato e chi parla di lavoro, di porto, di bellezza e di turismo".
Concluso il comizio, poi, i due leader del centrodestra sono stati intervistati. Non poteva mancare il tanto atteso riferimento ai fascisti: "La violenza è violenza", tenta di replicare Giorgia Meloni, esasperata dalla solita domanda. "È bello parlare così tanto di Trieste", sbotta alle spalle del presidente di FdI Salvini.
"Proprio rispettoso dei triestini, complimenti ai giornalisti italiani". Il leader del Carroccio fa un cenno ai suoi e si allontana dai microfoni dei cronisti: "Dai, andiamo via, và". Poco dopo anche la Meloni lo segue e abbandona il punto stampa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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