Il Pd può andare in carcere a trovare boss e anarchici al 41bis, un sottosegretario non può andare in Parlamento. La giustizia si conferma il teatro di scontro preferito delle opposizioni, in sfregio alla tenuta democratica delle istituzioni che la sinistra si ostina a dire di voler difendere. «Non parteciperemo a nessuna seduta di aula o commissione dove sarà presente il sottosegretario Andrea Delmastro in rappresentanza del governo», twitta di buon mattino la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, anche a nome di M5s e Alleanza Verdi-Sinistra. E così tocca al viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto sostituire il sottosegretario a Via Arenula nella commissione Giustizia del Senato mentre di discute di immigrazione e decreto flussi. Il suo banco resta vuoto quando nell'aula di Palazzo Madama si parla di omicidio nautico.
L'esponente di Fratelli d'Italia è nel mirino dopo l'inchiesta a suo carico nata dalle rivelazioni al collega di partito Giovanni Donzelli di un rapporto del Dap (riservato ma non secretato) sulla detenzione al 41bis dell'anarchico Alfredo Cospito, in sciopero contro la misura decisa dall'allora Guardasigilli Marta Cartabia e che il Pd aveva votato. Nel rapporto del Dap veniva ufficializzata la notizia - già diffusa da alcuni giornali - che una nutrita delegazione Pd era andata a trovare l'estremista condannato a 30 anni per terrorismo ed era finita a parlare con i boss mafiosi, suoi compagni di ora d'aria e registi occulti (a quanto pare) della battaglia di Cospito contro il regime detentivo che tanto dà fastidio ai boss. Difficile pensare che Delmastro, nel riferire la circostanza a Donzelli, abbia violato alcun segreto: l'indagine dei pm è destinata a naufragare nel nulla ma la sinistra si appende a un avviso di garanzia - notizia diffusa in violazione del segreto dell'indagine di Delmastro, violazione di cui però nessuno si lagna né indaga - per tentare di far dimettere il meloniano, come conferma il senatore Pd Enrico Borghi a Radio Immagina: «Delmastro ha passato informazioni riservate a un compagno di partito che le ha usate come una clava, sostenendo che il Pd è contiguo a mafia e terrorismo. Già questo basta per chiederne le dimissioni», dice il responsabile Sicurezza dei dem. «Così si instaura un clima di intimidazione, Fdi non si piega a minacce e diktat», replicano allarmate Alice Buonguerrieri e Carolina Varchi. «Se si continua con questi atteggiamenti il clima non può che inasprirsi», risponde piccato il capogruppo di Azione alla Camera Matteo Richetti. Della delegazione Pd faceva parte anche l'ex Guardasigilli Andrea Orlando, che nega di aver mai voluto mettere mano al 41bis (eppure una riforma più morbida porta il suo nome): «Domani (oggi, ndr) sarò ascoltato dal gran giurì d'onore che abbiamo chiesto contro una campagna inaccettabile di menzogne e accostamenti, che lede la facoltà fondamentali dei parlamentari di visitare le carceri», è la difesa di Orlando.
I capigruppo di Camera e Senato Tommaso Foti e Lucio Malan ribadiscono che «Delmastro è nel pieno
delle sue funzioni di governo» poi accusano: «Dal Pd un'asserita superiorità morale che cozza contro atteggiamenti politicamente irresponsabili che oltraggiano le istituzioni». Mafiosi e anarchici sentitamente ringraziano.
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