Nemmeno loro si aspettavano fino in fondo un'azione del genere e forse solo adesso si rendono conto delle conseguenze che li aspettano. Ma l'offensiva di Hamas non è finita qui. Anche se dopo il blitz senza precedenti e la durissima reazione, i terroristi si stanno già organizzando per chiedere sostegno. Perché da soli sanno di essere spacciati. «Siamo rimasti sorpresi da questo grande crollo delle forze israeliane. È stato una tigre di carta. Speravamo in qualche risultato e prigionieri da scambiare», ha ammesso Ali Barakeh, uno dei leader in esilio del movimento estremista.
Ad azione clamorosa, corrisponde una reazione anche più su vasta scala. E allora i miliziani cercano sponde. «Invitiamo i popoli arabi e musulmani e i palestinesi da ogni luogo, in particolare nei campi profughi all'estero, a marciare verso i confini della Palestina occupata in solidarietà con la Palestina, Gerusalemme e la Moschea di Al-Aqsa», dice Hamas con un appello pubblico per «sostenere la resistenza contro l'occupazione israeliana e difendere i territori». «Tutti i palestinesi devono partecipare a questa battaglia», ribadisce Ismail Haniyeh, capo dell'ufficio politico di Hamas. «La distruzione e la brutalità da parte del governo israeliano contro il nostro popolo a Gaza evidenzia i risultati eclatanti provocati dagli attacchi di al-Qassam e delle fazioni della resistenza. Il nemico pagherà un prezzo caro per i suoi crimini e il terrorismo», dice Haniyeh cercando di ribaltare la realtà e spacciando per azioni onorevoli i raid in pieno stile terroristico. Non è un caso che migliaia di palestinesi, schiacciati tra la repressione di Hamas e gli attacchi israeliani, stiano cercando in ogni modo di scappare dalla Striscia di Gaza per fuggire in altri Paesi, Egitto in primis. Il tutto mentre da Gaza continuano a partire razzi verso lo Stato ebraico mentre l'Ano denuncia: «Israele ha usato il fosforo bianco, che è proibito dalle convenzioni internazionali, contro i palestinesi nella zona di al-Karamadi».
Un dirigente di Hamas intanto racconta che l'attacco è stato pianificato da una manciata di alti comandanti del movimento islamico e che nemmeno gli alleati più stretti erano stati informati. Mentre Israele fa sapere che i terroristi avevano una ventina di veicoli truccati per sembrare auto della polizia israeliane, con tanto di girofari lampeggianti blu, che sono stati usati per entrare in Israele durante l'attacco di sabato. Ma i terroristi hanno davvero agito da soli e nell'ombra? Il dubbio c'è, soprattutto riguardo l'ambiguo ruolo dell'Iran. Se da una parte la guida suprema di Teheran Ali Khamenei nega il coinvolgimento del suo Paese dicendo che «coloro che affermano che la recente saga è opera di non palestinesi hanno sbagliato i calcoli», dall'altra si lascia andare a un'affermazione inquietante: «Baciamo la fronte e le mani degli intelligenti e abili disegnatori di questa operazione e della gioventù palestinese. Siamo orgogliosi di loro», chiarissimo segno di contiguità con l'azione di Hamas. Se il sospetto resta forte, da Stati Uniti ed Europa non arrivano certezze sul ruolo più o meno attivo di Teheran mentre il Washington Post parla di un attacco pianificato da oltre un anno «con il sostegno fondamentale degli alleati iraniani, che hanno assicurato addestramento militare e aiuto logistico, nonché decine di milioni di dollari in armi».
Intanto, ad alimentare il fuoco della tensione arriva il comunicato di Hadi al Amiri,
capo di una delle principali fazioni armate irachene filo-iraniane: «Se gli americani intervenissero apertamente in questo conflitto non esiteremo a colpire tutti gli obiettivi americani». No, non è per nulla finita qui.
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