Armi, Occidente diviso e Mosca che minaccia. Zelensky: "Xi e Biden in campo per la pace"

Medvedev: "Rischio guerra mondiale". Il presidente Usa: "No soldati sul campo"

Armi, Occidente diviso e Mosca che minaccia. Zelensky: "Xi e Biden in campo per la pace"
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Le parole del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg hanno, come ampiamente previsto, scavato un solco ancora più profondo nelle posizioni dei vari Paesi riguardo al conflitto in Ucraina. Con la conseguenza indiretta di aumentare un caos già profondo. Da una parte quelli che stanno con l'Ucraina senza se e senza ma, pronti a dare il via libera all'utilizzo di armi occidentali su suolo russo e magari anche ad andare oltre. Dall'altra quelli che guai, soltanto la Russia può fare quello che vuole in territorio straniero (citofonare Kharkiv). Nel mezzo i pacifisti veri, quelli che vogliono davvero una soluzione, e i «pacifinti», che invocano un fantomatico dialogo senza essere in grado di spiegare come, di traverso a qualsiasi ipotesi bellica proprio come gli utili idioti del regime putiniano sparsi qua e là. Con la Russia, che rimane sulle posizioni di minaccia globale.

Tra i più convinti sostenitori dell'ipotesi Stoltenberg c'è la Polonia, che anche per motivi geografici teme di essere il prossimo obiettivo della Russia di Putin. «Per sconfiggere le ambizioni imperiali russe è necessario un riarmo a lungo termine dell'Europa», ha detto il ministro degli Esteri di Varsavia Radosaw Sikorski che ha anche lanciato un allarme per cui Putin starebbe cercando sponde nella destra in Europa e negli Stati Uniti. «È un leader assurdo del conservatorismo internazionale. Stiamo parlando di un colonnello del KGB...». La pronta replica alle sue parole è arrivata dal solito Dmitry Medvedev, il falco del Cremlino che per la 120ª volta ha paventato il rischio di una guerra mondiale e di un'escalation nucleare. «Se gli Stati Uniti dovessero attaccare obiettivi russi in Ucraina sarebbe una guerra mondiale». Per quanto le parole di Medvedev siano minimamente attendibili e poco significative delle reali volontà del Cremlino, di certo contribuiscono ad alzare la tensione e a stimolare reazioni dei vari fronti dialettici.

A partire dallo stesso Stoltenberg che all'indomani dell'ennesima strage a Kharkiv ribadisce: «Negare all'Ucraina la possibilità di usare le armi occidentali contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo rende molto difficile per loro difendersi». Non una volontà esplicita di escalation militare vera e propria, come spiega il presidente Usa Joe Biden che specifica come «non ci sono soldati americani in guerra in Ucraina. Sono determinato a mantenere la situazione così». Biden ha comunque ribadito che «l'America non si allontanerà dall'Ucraina» e ha definito Putin un «tiranno brutale», facendo infuriare Mosca. «È importante sostenere costantemente l'Ucraina e rafforzare la nostra capacità di difesa, perché se dobbiamo mantenere la pace nel nostro continente, allora dobbiamo investire nella difesa», ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Il presidente del consiglio europeo Charles Michel invece, ha definito «atroce» l'attacco russo di Kharkiv spiegando che «possiamo fermare i brutali attacchi della Russia» rilanciando una coalizione di difesa per Kiev. «Dobbiamo avanzare con urgenza verso una soluzione globale di difesa aerea per l'Ucraina», ha detto.

Chi, contrariamente a quanto dicono gli amici del Cremlino di casa nostra, guarda con interesse a un reale percorso di pace, è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha lanciato un appello diretto ai leader di Usa e Cina perché partecipino alla conferenza di pace sull'Ucraina in programma in Svizzera dal 15 giugno. «Mi rivolgo ai leader mondiali che sono attualmente ai margini dello sforzo globale per preparare il vertice di pace: il presidente Biden e il presidente Xi. Per favore, mostrate la vostra leadership nel portare la pace: pace vera e non una pausa tra un attacco e l'altro.

Sostenete il Summit per la Pace con la vostra leadership e partecipazione personale», ha detto in un messaggio video. E da fonti americane, arriva la conferma che una rappresentanza Usa sarà presente. Non è molto, forse, ma almeno è un segnale di speranza.

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