Arriva il Fisco amico: sanzioni dimezzate a imprese e partite Iva che accettano i verbali. Al via il concordato

Un ritorno alla semplicità di un Fisco amico

Arriva il Fisco amico: sanzioni dimezzate a imprese e partite Iva che accettano i verbali. Al via il concordato
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Un ritorno alla semplicità di un Fisco amico. Il decreto legislativo sul concordato preventivo, che oggi sarà in Consiglio dei ministri, non è solo un patto che avvicina l'Agenzia delle Entrate ai lavoratori autonomi, ma è soprattutto un segnale di fiducia nei cittadini che riporta le agenzie fiscali ai tempi belli, quelli in cui la riscossione si basava sull'intesa tra Stato e contribuenti. Allo stesso modo, si incentiva l'istituto di definizione con adesione ai verbali di constatazione (quelli da cui derivano le cartelle; ndr) dimezzando le sanzioni.

In particolare, il concordato preventivo biennale si baserà su una proposta di adesione formulata dalle Entrate entro aprile 2024 (a regime la scadenza sarà fissata al 15 marzo). I contribuenti - sia partite Iva esercenti un'impresa o una professione sia i forfettari - potranno aderire entro luglio 2024 e, negli anni successivi, entro giugno. La precondizione per l'accesso è aver riportato un indice sintetico di affidabilità (il rating di fedeltà fiscale rilasciato dalle Entrate) non inferiore a otto e non hanno debiti tributari superiori a 5mila euro (fatte salve rottamazioni e rateazioni). Saranno pure esclusi coloro che non hanno presentato una dichiarazione in uno degli anni dal 2021 al 2023 o che hanno riportato condanne per false fatturazioni dal 2019 in poi.

La proposta dell'Agenzia delle Entrate verrà formulata sulla base dei dati inviati telematicamente dai contribuenti e dell'incrocio dei data base del Sistema informatico dell'ente guidato da Ernesto Maria Ruffini. Se accettata, il contribuente sarà tenuto a versare e dichiarare Irpef (o Ires) e Irap sulla base di quanto concordato nei due anni d'imposta, mentre sull'Iva non si produce nessuna variazione. L'accordo decade se si accertano redditi o passività indeducibili in misura superiore al 30% di quanto concordato oppure a seguito di modifica degli importi tramite dichiarazione. Idem in caso di commissione di reati contabili. Il concordato cessa in caso di fine dell'attività o di modifica dell'attività svolta salvo conservazione dell'indice sintetico di affidabilità.

La grande novità è che chi aderisce al concordato non è oggetto di attività di accertamento (salvo i casi di decadenza) per il suo periodo di vigenza. Il personale di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza che sarebbe stato impegnato in queste attività verrà «dirottato» su coloro che non hanno scelto questa opzione restando nell'ombra.

Le nuove norme, frutto del lavoro del viceministro all'Economia Maurizio Leo, puntano a migliorare il dialogo tra Fisco e contribuenti non solo in fase di dichiarazione ma anche in quella di accertamento. In caso di verbale, si potrà aderire subito con sanzioni dimezzate. Insomma, l'Agenzia delle Entrate mostrerà in prima battuta un volto amico. Chi permarrà nei propri vecchi convincimenti conoscerà invece la dura applicazione della legge. È previsto un ulteriore potenziamento tecnologico dell'Agenzia con l'uso dell'intelligenza artificiale, in grado di analizzare preventivamente i comportamenti a rischio. Si punta, come detto, anche a un'ulteriore integrazione delle banche dati. Infine, le notifiche fiscali, comprese le contestazioni e quindi le cartelle, potranno essere spedite al contribuente anche sul domicilio digitale, prevedendo, se la casella Pec fosse piena, anche un secondo invio. La decorrenza dei termini, per i pagamenti ed anche la decadenza o la prescrizione, scatterà praticamente da subito.

Le stime di maggior gettito ammontano a oltre 760 milioni dei quali 748,1 milioni

l'anno prossimo e 12,3 milioni nel 2025. Si tratta di somme che comunque non saranno iscritte a bilancio come da prassi. Il vero e ultimo obiettivo, infatti, è agevolare la compliance nei confronti di un Fisco più amico.

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