Arriva il salario minimo per i portaborse. Vietato assumere parenti

Le nuove regole della Camera sugli assistenti dei parlamentari: stipendi fino a 72mila euro

Arriva il salario minimo per i portaborse. Vietato assumere parenti

È una attività che è stata spesso esercitata in una Terra di Mezzo fatta di precarietà, lavoro grigio (se non nero), mancato riconoscimento professionale e pagamenti poco dignitosi. Ma da questa legislatura il trattamento dei collaboratori parlamentari, i portaborse nella vulgata comune, diventerà più trasparente e più tracciabile.

Nei giorni scorsi l'ufficio di presidenza della Camera ha approvato una delibera in base alla quale i collaboratori dei deputati saranno contrattualizzati e pagati da Montecitorio e non più dai singoli onorevoli. Il Senato non è riuscito a fare lo stesso - ieri è mancato il numero legale - ma dovrebbe rimediare forse già oggi con una nuova tempestiva convocazione, come aveva richiesto con tanto di sciopero della fame il presidente dell'Associazione Collaboratori Parlamentari, Josè De Falco.

Lo scorso anno un censimento dei collaboratori di Montecitorio certificò che su 488 assistenti contrattualizzati, solo 117 avevano un contratto subordinato, 175 erano inquadrati come autonomi e il resto come semplici collaboratori. Situazioni a volte poco dignitose, raccontate in diverse puntate delle Iene, e tanto più inaccettabili in quanto vissute all'interno delle sedi istituzionali dove si legifera anche per combattere le forme di lavoro sommerso e precario.

Finora gli onorevoli ricevevano ogni mese 3.690 euro per le spese per l'esercizio del mandato e con parte di questi soldi pagavano i loro assistenti. Metà di questa cifra veniva erogata dietro presentazione di fatture e ricevute, metà in forma forfettaria. Cosa cambierà ora nella XIX legislatura? I singoli deputati segnaleranno i loro assistenti che poi saranno pagati dalla Camera con il 50%, il 75% o il 100% della somma lorda, un sistema simile a quello adottato dal Parlamento europeo.

In particolare il deputato può avvalersi di un collaboratore a tempo pieno, utilizzando la somma annua lorda di euro 72.288, dei quali euro 44.280 costituiti dal rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, oltre agli oneri previdenziali, assicurativi e agli eventuali accantonamenti per il trattamento di fine rapporto. Il parlamentare può avvalersi della collaborazione di un collaboratore a tempo parziale al 75%, utilizzando la somma annua lorda di euro 50.550, dei quali euro 33.210 costituiti dal rimborso delle spese per l'esercizio del mandato. Oppure della collaborazione di due collaboratori a tempo parziale al 50%, utilizzando la somma annua di euro 58.050 quali emolumenti lordi, dei quali 44.280 costituiti dal rimborso delle spese.

Il deputato che non si avvale di nessuna delle opzioni utilizza il vecchio sistema. In questo caso però il collaboratore non riceve il tesserino e non può avere accesso ai palazzi parlamentari. Un altro aspetto interessante è che non sarà possibile assumere il convivente o i parenti fino al quarto grado. La normativa non esclude naturalmente la possibilità di assumere gli ex parlamentari.

E con il taglio della rappresentanza non è esclusa questa possibilità, in particolare tra i Cinquestelle visto l'alto numero di portavoce che risultavano avere un reddito vicino allo zero prima dell'ingresso nelle istituzioni. La truppa degli illustri ex è nutrita: si va da Roberto Fico a Paola Taverna, oltre agli ex capigruppo Vito Crimi e Gianluca Perilli, senza dimenticare Alfonso Bonafede o Riccardo Fraccaro.

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