Li avvolge, li accarezza quasi. «Siete l'ossatura della nazione». Li seduce Giorgia, che si videocollega con l'assemblea delle piccole e medie imprese e degli artigiani e prova a pettinare per il verso giusto il mondo delle Pmi. «Noi combattiamo l'evasione fiscale vera, non quella presunta; sostenere che le partita Iva non paghino le tasse è una menzogna, una falsità ideologica, che per troppi anni ha giustificato un atteggiamento persecutorio». Ma ora, assicura la Meloni, il vento è girato, riavrete l'onore, perché «con il concordato biennale dimostriamo di non voler disturbate chi lavora e produce». Insomma, «senza di voi il made in Italy non esiste, siete la spina dorsale del Paese». Poi certo, c'è un problema più generale di stabilità politica, «in 75 anni abbiamo avuto 68 governi e abbiamo pagato un prezzo alto: Francia e Germania sono cresciute del 20 per cento, noi del 4». Però pure su questo si sta lavorando. «Basta ribaltoni. Gli italiani non si faranno sfuggire l'occasione di varare la madre di tutte le riforme».
Il premierato dunque, per dire «stop alla debolezza della politica» e garantire «la saldezza degli esecutivi». E le misure fiscali, per avvicinare lo Stato ai cittadini. È il filo rosso della premier, che in questo modo lega insieme i cantieri istituzionali con i provvedimenti per le aziende e il lavoro. Insomma c'è molto da fare, come spiega in un altro intervento, alla convention della Confindustria di Bergamo e Brescia. «Abbiamo superato il primo anno di legislatura e il lavoro è ancora lungo, le porte di Palazzo Chigi saranno sempre aperte per chi vuole offrire proposte e soluzioni e le vostre associazioni saranno protagoniste di questo cammino».
Nessuna marcia indietro sul programma di riordino fiscale, promette. «Voglio rispettare gli impegni presi con gli italiani e nessuno come voi sa quanto sia importante mantenere la parola data».
La forza delle istituzioni si traduce in forza dell'economia. In questo quadro le pmi hanno un ruolo decisivo. «Finiamola con le bugie sull'artigiano evasore. Oggi tentiamo un approccio diverso, intendiamo dimostrare quanto quel pregiudizio sua persecutorio e infondato, creando un nuovo rapporto tra Stato, cittadini e imprese». La chiave è la «fiducia», perché «Stato e cittadini sono esattamente come un'azienda, più lavorano e più riusciranno a produrre ricchezza». Tutto ciò con una difficile legge di bilancio a fare da sfondo. Salti mortali con pochi soldi. «Nonostante le scarse risorse a disposizione, nonostante il pregresso con i debiti del superbonus per 20 miliardi, nonostante i maggiori interessi figli della stretta decisa dalla Bce che ha alzato i tassi, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo concentrato quello che avevamo su poche misure prioritarie ed espansive».
Infine, le retribuzioni, troppo basse per un Paese del G7. E pure qui la Meloni sfida le opposizioni. «Il problema non si risolve con il salario minimo orario. La stagnazione degli stipendi negli ultimi trent'anni è stata causata da una crescita troppo ridotta». Spazio per qualche nota di speranza.
«Il tasso di occupazione ha raggiunto il 61,7 per cento, quello di disoccupazione è sceso al livello più basso degli ultimi 15 anni. Da settembre dello scorso anno abbiamo 512mila nuovi posti di lavoro». Applausi in platea.
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