Assad è a Mosca. "Asilo politico". I siriani in festa. Selfie e saccheggi nei palazzi simbolo

Il presidente si rifugia dall'alleato russo mentre in patria si celebra la fine di oltre 50 anni di regime

Assad è a Mosca. "Asilo politico". I siriani in festa. Selfie e saccheggi nei palazzi simbolo
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«È arrivato a Mosca con la famiglia» dicono alla fine di una giornata di ipotesi e congetture le autorità russe, che spiegano di aver concesso a Bashar al Assad asilo politico «per motivi umanitari». L'annuncio si diffonde mentre in Siria i ribelli prendono e saccheggiano i palazzi del potere, rilasciano i detenuti dalle prigioni e mentre i civili si avventano sulle borse Vuitton e gli abiti firmati della first lady Asma, portando via anche l'arredamento di lusso nei palazzi abbandonati di fretta. Il dittatore ha lasciato la Siria e in patria jihadisti e civili occupano le stanze del potere, trafugano mobili e oggetti che valgono mesi del loro lavoro - per chi ne ha uno - saccheggiando la residenza dell'ormai ex capo di Stato e il palazzo presidenziale tra i clacson e i festeggiamenti.

«Se ne sono andati, ma l'acqua e il riscaldamento sono ancora lì, mentre i nostri figli si ammalano per il freddo», commenta una donna venuta con il marito da un quartiere vicino per vedere «ciò che ci è stato proibito vedere», cioè i tre edifici di sei piani in cui viveva il capo dello Stato nell'elegante quartiere di Malki, a Damasco, area off limits per i siriani, a due chilometri di distanza dal palazzo presidenziale, anche quello preso d'assalto prima dai ribelli di Hayat Tahrir al Sham (Hts) e poi dai civili esasperati e festanti per la caduta del dittatore. Nel garage si contano almeno tre Ferrari e poi Porsche, Lamborghini, Aston Martin, Bentley, Mercedes, Audi, in tutto oltre un centinaio di auto. Uno schiaffo alla miseria dei siriani, che spiega i festeggiamenti per strada.

Dopo 50 anni di potere, tutto è finito nel giro di pochi giorni per il regime nato con il padre Hafez e proseguito dopo la sua morte improvvisa. Un infarto ha trasformato il figlio Bashar, pronto alla carriera come oculista dopo una specializzazione nel Regno Unito, in successore suo malgrado nel 2000, a 34 anni, dopo che anche il fratello Basel, in prima battuta il prescelto, era morto qualche anno prima in un incidente stradale. I ritratti di padre e figlio Assad oggi vengono strappati e bruciati. I bambini prendono a picconate le statue simbolo del potere, mentre le mamme li riprendono con i telefonini. È la fine di un'epoca in cui gli Assad hanno represso nel sangue le ribellioni, imprigionato e torturato i dissidenti, attacco con il gas i civili, fino alla guerra civile del 2011, all'arrivo dei jihadisti e alla nascita dell'Isis. Bashar ha resistito grazie alla protezione di Russia, Iran e Hezbollah in Libano. Stirpe alawita, si era presentato come il protettore delle minoranze contro gli estremisti e contro il caos ma il caos è arrivato lo stesso. E ha travolto anche lui, senza che la popolazione mostri alcun segnale di rimpianto, tutt'altro.

Per tutta la giornata ieri ci si era chiesti dove potesse essere finito il presidente. Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov aveva spiegato: «Si è dimesso. Ha deciso di lasciare la carica presidenziale e ha lasciato il Paese, dando istruzioni per effettuare pacificamente il trasferimento del potere». Ma restava il giallo sulla sua destinazione. La Russia era fra le ipotesi più accreditate, ma il dittatore avrebbe potuto trovare rifugio anche in Iran o negli Emirati Arabi Uniti, Paese non ostile al suo regime. Il suo ultimo avvistamento risale a una settimana fa a Damasco, quando di domenica aveva incontrato il ministro degli esteri iraniano, dopo «un viaggio istituzionale» in Russia. Da allora si erano perse sue notizie. Per qualche ora ieri si è anche diffuso il sospetto che fosse morto in un incidente dopo che un Ilyushin Il-76T era partito ieri mattina presto dalla capitale siriana. Da Damasco l'aereo ha volato verso est prima di dirigersi verso la costa del Mediterraneo, roccaforte della setta alawita di Assad e che ospita anche basi navali e aeree russe. Dopo aver sorvolato la città centrale di Homs, l'aereo ha fatto un'inversione a U e ha ripreso a volare verso est, perdendoquota.

Il segnale del transponder è andato perso intorno. Ma l'ipotesi più probabile è che il pilota abbia spento il transponder per nascondere la destinazione finale: Mosca. Il Cremlino anche in questa crisi giocherà la sua parte.

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