Hanno scelto d'attaccare l'orgoglio d'Oltralpe da quasi mezzo secolo: la rete Tgv, i treni ad alta velocità. E lo hanno fatto nel giorno della parata inaugurale dei Giochi di Parigi, nel preludio di un fine settimana che vede migliaia di cittadini lasciare le città per andare in vacanza. In una Parigi blindata, i talloni d'Achille sono emersi altrove. Sulle rotaie piazzate nelle regioni circostanti. Negli assi nord, est e ovest dell'Esagono: colpiti contemporaneamente nella notte tra le 4 e le 5 di ieri. Quattro snodi attaccati. Immediate le ripercussioni, in due stazioni della Ville Lumière, con disagi e cancellazioni anche per gli Eurostar provenienti da Oltremanica. Francia ferita da un'allarme sicurezza che Israele aveva sollevato, ricevendo dal governo rassicurazioni sull'essere all'altezza della sfida. Invece, ignoti hanno preso di mira i cavi che danno energia ai treni: la matrice non è chiara.
Le prime ipotesi guardavano all'estero, ma sin da subito l'inchiesta della procura di Parigi è virata verso la pista interna, verso quei movimenti dell'ultrasinistra ecologista che avevano già messo nel mirino le medesime infrastrutture della Sncf, la società dei trasporti. Anche il premier britannico Starmer, che prevedeva di spostarsi a bordo di un Eurostar, ha cambiato i piani in extremis. Il governo francese, col premier Attal nell'unità di crisi, minimizzava invitando alla cautela. Ma da Israele si parlava apertamente, con il ministro degli Esteri Katz, di azione «eseguita sotto l'influenza dell'asse del male dell'Iran e dell'islam radicale», ricordando d'aver «avvisato» l'omologo d'Oltralpe Séjourné che Teheran stesse programmando attacchi.
Se Tel Aviv provava a portare sulla propria tesi gli 007 francesi («il mondo libero deve fermare l'Iran ora, prima che sia troppo tardi»), il prefetto di Parigi annunciava un «dispositivo di sicurezza rinforzato in tutte le stazioni». E il presidente del Cio Thomas Bach confortava le autorità di Parigi: «Piena fiducia». Matrice straniera raffreddata, cercando piuttosto di dare risposte agli oltre 800mila cittadini e turisti coinvolti dal «sabotaggio», come lo ha definito Attal. Non un attentato, né terrorismo. Ma traffico bloccato per ore nelle tre zone interessate.
Attal non aggiunge dettagli. Si dice solidale con la rabbia dei rimasti a piedi. Migliaia di persone costrette ad affidarsi a soluzioni di fortuna per muoversi nel giorno in cui la Francia aveva gli occhi del mondo su di sé. Auto condivise, pullman a caro prezzo. BlaBlaCar. E con la paura di chi, visto l'allarme terrorismo (250mila gli agenti schierati in tutto l'Esagono), da giorni sente volteggiare il fantasma di Monaco '72.
Nel pomeriggio la Sncf ha cercato di porre rimedio ripristinando una parte dei collegamenti e «chiamando» navette. Nelle prime ore del «sabotaggio» volontari distribuivano pasti e acqua in particolare nella Stazione Montparnasse, la più colpita, insieme alla Gare du Nord. L'allerta resta alta, come le convinzioni del governo di potere gestire i Giochi in tutta sicurezza. Atto tuttora senza paternità. E con i cittadini sbizzarriti sui social criticando l'esecutivo «per gli affari correnti». Cavi dati alle fiamme, tagliati o danneggiati, perfino rubati hanno precedenti sempre legati ai Giochi: era successo l'8 maggio, a Marsiglia, per il passaggio della Torcia. Anche lì «sabotatori», si dileguarono. Mai individuati. Azioni identiche, ha spiegato Attal. «Coordinate». Rilanciando l'impegno per assicurare i responsabili alla giustizia e quello contro cyber-intrusioni, ingerenze e droni dal cielo. Se saranno individuati, rischiano fino a 20 anni di reclusione. «Prudenza» sulla matrice, ha ribadito il premier, ma «sapevano dove colpire...».
Qualcuno li ha aiutati dall'interno? Caccia a gole profonde o complici fra gli cheminots, i ferrovieri che avevano minacciato scioperi se Macron non avesse dato l'incarico a un premier del Nuovo fronte popolare. Per ora è «sabotaggio». Mentre l'aeroporto di Basilea è stato riaperto ieri dopo ore di allarme bomba: si trova in territorio francese.
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