«Non c'è il rischio che metà reddito di cittadinanza possa finire nelle tasche di chi lavora in nero perché abbiamo in atto diverse interlocuzioni con le autorità preposte ai controlli, nessuno ne abuserà» assicurava Di Maio nel gennaio 2019, varando la grande riforma grillina per abolire la povertà.
Tre anni dopo la profezia di Di Maio, invece, non si contano più le truffe, gli abusi, le svariate tipologie di criminali - da piccoli furbetti ai boss della camorra - che hanno arraffato il reddito di cittadinanza per mesi o anni senza averne alcun diritto. Anzi, a contarle sono le forze dell'ordine, ma si tratta probabilmente soltanto della punta dell'iceberg dell'illecito che circonda il reddito di cittadinanza.
Solo nel corso del 2021 i Carabinieri hanno scoperto più di 41 milioni di euro indebitamente percepiti da 156.822 persone beneficiarie del reddito e finite nelle maglie dei controlli dell'Arma. Nel 2019 erano stati scoperti 10mila illeciti per un totale di quasi un milione di euro, nel 2020 altri 5,6 milioni sottratti con l'inganno della finta indigenza (Il totale in tre anni sfiora quindi i 48milioni di euro). Pochi rispetto alla montagna di abusi scoperti quest'anno, ma non perché nei due anni precedenti il reddito funzionasse meglio. Macché, sono semplicemente aumentati i controlli dei carabinieri, quattordici volte più frequenti rispetto a prima. Anche la Guardia di Finanza conduce controlli a tappeto sui finti poveri assistiti dall'assegno statale caro ai Cinque Stelle. E anche le fiamme gialle scoprono quotidianamente abusi e truffe. Nell'ultima relazione della Gdf sono documentati oltre cinquanta milioni percepiti indebitamente nel 2020 da percettori del reddito di cittadinanza tra cui, si legge, anche «soggetti intestatari di ville e autovetture di lusso, evasori totali, persone dedite a traffici illeciti e facenti parte di associazioni criminali di stampo mafioso, già condannate in via definitiva».
Il numero complessivo dei furbetti del reddito è quindi certamente impreciso per difetto. Ma già così è sufficientemente scandaloso: 124mila percettori abusivi che, al 31 agosto scorso, hanno subito la revoca dell'assegno a causa delle false dichiarazioni rese per fingere di possedere i requisiti richiesti. Il problema è a monte, nel modo in cui è stato concepito il reddito, attraverso una autodichiarazione dell'Isee e della residenza, facilmente falsificabili in un paese in cui i furbi riescono a farsi passare per invalidi, farsi passare per nullatenenti, disoccupati o residenti in un indirizzo falso è un gioco da ragazzi. O meglio, un invito a truffare lo Stato e a farsi un secondo stipendio a spese di chi paga le tasse. E infatti così è stato e continuerà da essere. La torta è troppo grande e golosa.
Nel 2021, prevede l'Inps, saranno spesi per reddito e pensione di cittadinanza 7,1 miliardi di euro, circa la stessa cifra del 2020 (7,2 miliardi), mentre nel 2019 erano stati solo 3,8 miliardi perché la misura era partita ad aprile. In tre anni quindi l'assegno grillino è costato quasi 18,3 miliardi.
In questo oceano di soldi pubblici c'è un mare di truffe e abusi.
Un regalo enorme ai furbi specializzati nel vivere a sbafo dello Stato, concentrati soprattutto al Sud, in particolare in alcune aree come Napoli, che conta più percettori di Reddito di cittadinanza di tutta la Lombardia e tutto il Veneto. Le stesse aree in cui il M5s, ovunque in calo vertiginoso di consensi, ha ancora un discreto serbatoio di voti. Una coincidenza, ovviamente.
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