Nel corso degli anni Piercamillo Davigo ha rilasciato alcune dichiarazioni che denotano il suo modo di concepire la giustizia. Vediamone alcune: «Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti»; «Se la giustizia perde di severità ed efficienza è a causa dell'elevato numero di avvocati»; «L'errore giudiziario non esiste: sono i testimoni che, mentendo, traggono in inganno il giudice. Il giudice non sbaglia»; «Non esistono nemmeno le ingiuste detenzioni: la colpa è del nostro ordinamento che non consente l'utilizzabilità nel dibattimento delle dichiarazioni assunte nella fase delle indagini preliminari».
Ovviamente ciascuna frase va contestualizzata, perché estrapolata dal discorso in cui è stata pronunciata può avere un significato diverso da quello voluto. Però, si sa, le parole pesano. Specie se a pronunciarle è un magistrato. E il crescente attivismo mediatico di Davigo, in qualità di presidente dell'Associazione nazionale magistrati, non poteva di certo passare inosservato. E infatti provoca le proteste dei legali, controparti naturali dei pubblici ministeri.
«Il crescendo delle esternazioni del dottor Davigo - dichiara l'avvocato Michele Vaira, presidente dell'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) - inizialmente derubricate dalla maggior parte degli osservatori a mere provocazioni retoriche di un singolo, sebbene autorevole, esponente della magistratura, comincia a preoccupare». Cerchiamo di capirne di più. «Rese in rappresentanza del 90% dei magistrati italiani osserva Vaira - mettono in discussione non solo i principali punti fermi segnati in secoli di progresso giuridico, ma le stesse fondamenta della nostra architettura costituzionale e delle più importanti convenzioni internazionali». In altre parole sono a rischio «la presunzione di innocenza, il diritto di (e alla) difesa e il contraddittorio nella formazione della prova».
Preoccupa inoltre un altro aspetto. «Da quando Davigo ha assunto la presidenza dell'Anm denuncia Vaira - non una voce di dissenso si è levata da parte di alcuna componente dell'ordinamento giudiziario». Vuol dire che le tesi di Davigo coincidono con la visione che la magistratura italiana ha del processo e dei diritti fondamentali della persona? «Se così fosse - puntualizza il presidente dell'Aiga - saremmo in presenza di una vera e propria emergenza democratica».
Una cosa è certa: le affermazioni di Davigo suscitano quasi sempre un notevole clamore mediatico, alimentato dalla forte esposizione del presidente di Anm sugli organi di stampa. Ciò per Vaira comporta un rischio enorme: «Che le stesse contribuiscano a formare un'opinione pubblica insensibile al rispetto dei fondamentali diritti della persona umana». E visto che Davigo ricopre anche la carica di presidente di sezione della Corte di cassazione, osserva Vaira, ciò «contribuisce ad aumentare lo sconcerto e la preoccupazione per le sue argomentazioni». Il quadro è indubbiamente allarmante.
I giovani avvocati sollecitano le massime istituzioni politiche (nella persona del ministro della Giustizia), giudiziarie (il vice presidente del Csm) e forensi (presidente del Consiglio nazionale forense) ad una «immediata ed inequivoca presa di posizione, con l'obiettivo di porre un argine (prima di tutto culturale) alla deriva giustizialista insita nella teorizzazione da parte del presidente dell'Anm di principi in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e con la Costituzione della Repubblica italiana».Le istituzioni chiamate in causa dai giovani avvocati interverranno, in qualche modo, per rispondere a questa grave denuncia?
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