«Solo una vittoria militare dell'Ucraina riuscirà a fermare il terrore russo». Questo il pensiero, ribadito una volta di più, del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Un concetto ripetuto da mesi che ha trovato il sostegno della gran parte dei Paesi occidentali ma che resta in bilico. Dopo più di un anno dall'invasione dell'Ucraina, i russi hanno evidenti difficoltà, gli ucraini anche, e il conflitto continua ad andare avanti, senza sosta. Con la città di Bakhmut che rimane crocevia fondamentale.
Mesi di assedio senza cadere. Attacchi, difese, carneficina continua in una città ormai fantasma ma che resta cruciale per l'accesso ad altre città dell'Ucraina orientale ma anche, o forse soprattutto, per il valore simbolico che ha acquisito. Secondo un report dell'intelligence britannica, le truppe ucraine sono state costrette a effettuare «ritiri ordinati» perché negli ultimi giorni l'artiglieria russa ha condotto bombardamenti molto efficaci, grazie alla cooperazione (dopo mesi di polemiche durissime) tra le forze regolari dell'esercito e la brigata mercenaria Wagner che rappresenta la principale forza di assedio della città. Fonti di Kiev smentiscono la ritirata strategica e continuano la resistenza anche se Londra lancia l'allarme: «Le forze ucraine affrontano notevoli problemi di rifornimento». Di contro però, l'intelligence americana offre maggior credito agli Ucraini. Al punto che nelle carte degli ormai celebri leaks del Pentagono si legge che le forze speciali russe sono in grandissima difficoltà.
Dubbi, timori, altissimo rischio di propaganda. E mentre i russi attaccano Sloviansk, colpendo edifici residenziali (almeno 5 morti e 15 feriti tra i civili), quel che è certo è che dalle parti del Cremlino le minacce non mancano mai. Specie quando a parlare Dmitry Medvedev che, questa volta, prende di mira la Polonia: «Uno stupido di nome Mateusz Morawiecki ha detto che l'Ucraina ha il diritto di colpire la Russia e che non è preoccupato per una guerra della Nato contro la Russia, perché quest'ultima la perderebbe in fretta. Non so chi vincerà o perderà una guerra del genere, ma considerando il ruolo della Polonia come avamposto della Nato in Europa, questo Paese è destinato a scomparire insieme al suo stupido primo ministro», ha scritto via social l'ex presidente russo e attuale detentore del record mondiale di minacce. Non minacce ma tragica realtà i crimini di guerra perpetrati dall'esercito russo. Al punto che il consigliere presidenziale ucraino Podolyak attacca: «Il tribunale speciale è un elemento obbligatorio della corretta conclusione della guerra. I russi hanno già commesso più di 77.
000 crimini di guerra in Ucraina, come omicidi, torture, stupri, deportazioni, saccheggi. Questo processo dovrebbe diventare un precedente per qualsiasi dittatura nel mondo». Ci sarà tempo, forse, a guerra finita. Ma intanto, da Bakhmut al resto del Paese, il conflitto non si ferma. E continua a fare paura.
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