«In guerra non devi riuscire simpatico: devi soltanto avere ragione». Lo sosteneva Winston Churchil. E Vladimir Putin non è certo «simpatico», ma non ha neppure «ragione». Nonostante ciò sarebbe utopico immaginare che in Russia - la sua terra - la scelta del Cremlino di invadere l'Ucraina venga condannata dalla maggioranza dei connazionali dello zar: i sondaggi, al netto della propaganda, dicono il contrario; e se poi questo sia un orientamento determinato dalla paura di manifestare il dissenso (chi in piazza contesta Putin finisce dritte in galera) o da una libera scelta di condivisione ideologica, è tutto da verificare.
Ciò premesso è però ingenuo, da parte di noi occidentali, scandalizzarsi che nel «regno» di Putin si registrino atti di consenso rispetto alla sua - cosiddetta - «operazione militare speciale». Non dovrebbe quindi sorprenderci più di tanto quanto accaduto ieri tra gli atleti di quattro club russi di bandy (fratellastro sportivo meno conosciuto dell'hockey, ma assai popolare dalle parti di Mosca e nel Nord Europa) che hanno formato sul campo prima della partita una «Z» (nella foto), la famigerata lettera-«icona» dell'invasione putiniana.
Il ricorso alla «Z», originata dal detto «Za pobedu» («Per la vittoria»), non è una scelta esclusiva dei quattro club di bundy, ma nei giorni scorsi era stata richiamata anche dal ginnasta russo Ivan Kuliak che ha mostrato lo stesso simbolo sul petto durante una premiazione.
Ora le massime autorità sportive hanno chiesto la «squalifica a vita di tutti gli atleti che hanno mostrato, o mostreranno in futuro, solidarietà a Putin».
«Sospensione ad oltranza» anche per le ballerine della
Donbass Opera che, durante uno spettacolo al teatro dell'opera di Donetsk, si sono schierate a formare la lettera «Z» mentre danzavano sulle musiche de «La Bayadere».Ma non è certo attraverso l'abiura che si arriverà alla pace.
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