Sardine. Specie pelagica che vive in acque aperte, senza contatto con il fondo, e neppure con la realtà. Si riuniscono in banchi con individui di specie simili, come acciughe, diessini, pesci partigiani, pagliaccio e arcobaleno. Le sardine in scatola richiamano l'immagine di stare strette dentro una piazza sudata, da cui il detto: «Il pesce puzza dalla testa». Pesci migranti e migratori, vanno, vengono, ritornano.
Rieccolo, Mattia Santori. È tornato. «Bella vez, come stai?».
Il capo-sardino il giorno dei morti - «Cerchietto o scherzetto?» - è passato dal movimentismo al partitismo: «Mi sono iscritto al congresso Pd» ha detto a Enrico Letta. E ha aggiunto che porterà le sardine. Di Maio, si suppone, l'apriscatole.
Tonno, sardine, aureola («Santo subito!»), wanderlust dall'Emilia al Sudamerica «Guarda: c'è Guevara, e c'è anche Santori!» bazza, tortelli e friggione bolognese.
Bolognese del quartiere Saragozza, quello delle Longhena, la scuola green sui colli di Casaglia, gli orti verticali, gli aperitivi ecocompatibili e i condomini solidali, 35 anni, segno zodiacale Granchio (da cui l'espressione «Mattia hai preso un altro...»), ascendente acciuga, studi superiori all'Istituto Alberghiero balanzone, spuma di mortadella e Romano Prodi - Università Alma Mater e padre pensionato, laurea in Economia con una tesina su «Il fantasma della Tav spaventa le grandi opere italiane», ambientalismo chic e bourgeois-bulgnaïs, Mattia Santori è padre fondatore, e figlio di una politica minore, del movimento delle Sardine. Quello che nella campagna elettorale per le elezioni in Emilia Romagna del 2019 fermò l'onda lunga salviniana-sovranista. Flashmob, anti-populismo al ragù, conquista della Regione e poi ecco la nuova vita del sardinista-sandinista. Ospite in tutte le tv, talk show e stracciamento di maroni, rivoluzione e ribalta nazionale: Mattia Santori è eletto in Consiglio comunale a Bologna in quota Pd, lo stesso partito che aveva definito «tossico» e «malato». Da attivista precario a politico politicante.
Curriculum di Mattia Santori, puer ludens vincente in un'arena politica troppo anziana. Poche competenze, tanto ego, dose elevata di opportunismo (ma ha anche una bella càrtola dài), riccioloni svagati, smoked salmon socialist, molto social - con più hater che follower - una collaborazione con Autostrade per l'Italia come esattore, organizzatore di nascondini elettorali per bambini, un'imbarazzante pagina Facebook ultra-agiografica (e fotone con la braga sudata da bici), Happy hour e tanto anti-salvinismo. A sinistra per molto meno ti trovano un posto da deputato. «Bona lè, regaz!».
Ora, è vero. Possiamo anche archiviare il fenomeno Sardine, ormai arrivato alla coda della cometa, e tenerci Santori così com'è. Ma per capire dove va certa Sinistra è utile sapere da dove arriva il compagno Mattia, detto il Bambaz, da Mandela col cerchietto a ideologo di Elly Schlein, il suo alter ego maschile. Perché Mattia Santori non è solo un inaspettato player della comunicazione pop, fiuto per il marketing e ultimo copywriter della post-politica, uno che quando si ricomporranno i corpi sociali dell'opposizione sarà preso a modello. No: Mattia Santori è un predestinato. Piaceva allora moltissimo e piace ancora oggi agli ultracinquantenni, i baby boomer, le dade e le professoresse âgée, i capi caseggiati e i tesserati dell'Anpi, quelli che nei giorni gloriosi di lotta e di antileghismo ti bloccavano col braccio per la strada e ti dicevano: «Bisogna presidiare il modello!», «Bisogna votare!», e per giustificare il loro infervoramento per Mattia ti spiegavano: «Lo sai, però, che fin dai 14 anni ha deciso di fare tutto di testa sua?». Ed erano davvero felici. Mattia, chiamandoli a fermare Matteo, li ha fatti tornare giovani, li ha illusi che potevano ancora cambiare il mondo, Jack Frusciante è uscito dal gruppo e il Sessantotto rientra in piazza, il freddo, le fiaccole, Bella ciao, l'assemblearismo, l'afflato, che belle le sardine, Com'è profondo il mare... Perché solo una città come Bologna, la roccaforte del Benessere, Due Torri e un reddito medio fra i più alti d'Italia, Bologna la Grassa, una specie di villaggio Valtur di Asterix e Obelix - di qua dal vallo della Ztl i sardiniani, di là i barbari lumbard - poteva generare Mattia Santori, il Messia ittico dei pesci pelagi. Mattia, prima di tutto, è di buonissima famiglia, non è uno di quei ragazzi che vedi alla sera fare il rider, al pomeriggio dare ripetizioni, sempre di corsa e martellati dal recupero crediti. Mattia non è come noi. Lui è il figlio prediletto di una città in cui i genitori si vestono da Erasmus, è il giovanilismo ostentato della generazione boomers che ha cantato Bob Dylan e studiato il desiderio mimetico di René Girard, gli eterni movimentisti contro la sinistra ufficiale... Mattia non è un nato dal popolo, è il rampollo della Ztl, di chi chiama i figli Desdemona e Rodolfo, Sneackers rosse e l'Osteria del Sole, dentro la piazzaforte dell'antifa, là dove si fa colazione a cappuccini col latte di soia, scremato (e focaccina vegàn). E Mattia Santori diventò il loro guru e paraguru.
Che poi, il problema non è farsi il selfone coi Benetton delle Autostrade o col fotografo al prosecchino Olivero Toscani. E non è il viaggio di lusso con Bonaccini a Dubai anche se «La prémma vólta as pardanna, la secanda as bastanna» -. E non è neanche il dire «Noi non andremo mai a Rete 4!» e poi pubblicare con l'Einaudi di Berlusconi. No, il problema sono le proposte. È su quelle che si misura la politica. Tipo: uno stadio del frisbee. A Bologna. Una cosa fantasmagorica, puro situazionismo, da Re Nudo anni Settanta, una visione che non avrebbe avuto neanche un fattone del rave party di Modena; ma - essendo lo stadio del frisbee la più necessaria delle esigenze superflue - un residente della Ztl, sì. Oppure: sanare i debiti cittadini tassando chi possiede due auto, una sorta di patrimoniale applicata all'occupazione del suolo pubblico, «perché non sopporto di vivere in un Comune in cui le macchine parcheggiate occupano 1.680.000 metri quadri», e infatti tu vivi in centro e non ce l'hai quel problema lì. O ancora: la cannabis in casa, un'ideona tirata fuori proprio mentre, nella guerra di bande e di identità frammentate che scuote il Pd, la Sinistra cerca di darsi una facciata temperata. Ottima l'immagine dell'appartamento studentesco e dei gggiovani che si fanno le porre, perché Bologna è una città libbbbera... La rivoluzione di Mattia Santorre di Santa Rosa. Che almeno quello là si sacrificò per l'indipendenza della Grecia.
Vita da sardina. Il giorno della sardina. Gli amici della sardina. Il mondo Lgbtq, gli Anpi-boys, i Papa-boys («Sardine, moltiplicatevi»), tutta La7, la Mannoia, Erri De Luca, Paola Turci, Maria De Filippi di Amici, Vauro, Monti e Gad Lerner. Mancano Carola Rackete, Mimmo Lucano e Marco Cappato. Sócc'mel!
Tempo fa Carlo Calenda, attaccato da Mattia Santori, nuovo Guardiano della Purezza ideologica della Sinistra, consigliò a Letta di assestare «una bella pedata nelle chiappe alle Sardine». Ha sbagliato. Se vuole che il Pd stia fuori dai giochi per i prossimi vent'anni deve semmai sperare che si affidi proprio a Mattia Santori.
Uno simpatico ma innocuo, col vizio dell'adultescenza, vestito un po' al buio e che sì, gramscianamente, «È importante la lettura, ma conta di più l'esperienza diretta». Uno al quale sia detto sine ira ac studio - gli avrebbe fatto bene un campo Hobbit.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.