Nel nostro tempo, così favorevole ai predicatori di ogni edonismo disinvolto, si è propensi ad associare allegramente l'idea dell'amore a quella del piacere, inteso soprattutto come gratificazione sessuale. In alcuni autori, che godono oggi di larga fama, al centro dell'amore viene posto il principio freudiano del piacere, sottovalutando quel principio della realtà che Freud stesso aveva posto come freno e contrappeso ad ogni avventata e incauta corsa dell'uomo verso il traguardo dell'edonismo sessuale. Ogni restrizione o limitazione dell'eros, inteso come libido, viene considerata una forma di repressione messa in atto per oscure manovre politiche e sociali, quasi che esistesse un parallelismo o un raccordo segreto tra le rivoluzioni vere e proprie e quelle, meno sconvolgenti, del comportamento amoroso. L'amore in tutte le sue forme e senza limitazione avrebbe in sé, afferma ad esempio Io psicanalista Wilhelm Reich, una carica rivoluzionaria. Esisterebbe cioè una nuova religione e un nuovo vangelo: la rivoluzione e il vangelo dell'orgasmo.
Illudersi che la vita possa essere un distributore automatico di gratificazioni sessuali a getto continuo e ritenere che il suo significato e il suo valore consistano nel raggiungimento di tali traguardi, è una concezione alquanto puerile e, in ultima analisi, grottesca. Liberare l'amore corporeo da vincoli inutilmente restrittivi, educare senza pregiudizi a una ars amandi che restituisce al corpo la sua dignità e i suoi effettivi valori, è cosa ragionevole. Ma predicare il regno voluttuario dell'eterno Bengodi sessuale come ricetta per tutti i nostri mali è una ingenuità dozzinale sotto ogni punto di vista.
L'ostacolo insormontabile, la durezza del reale, indifferente alla fragilità dell'uomo, l'imprevisto, il malinteso, l'ambiguo sono la pietra d'inciampo di ogni esistenza. Nessun destino umano possiede l'immunità contro il dolore, la malattia e la morte. La rivoluzione dell'orgasmo ha ben poco di rivoluzionario e compie promesse a vuoto o profezie a vanvera quando predica il suo presunto vangelo. I suoi apostoli - i vari Reich, Marcuse, Normann Brown o Cooper - mancano di senso storico quando attendono miracolose conquiste per l'umanità redenta dall'esplosione rivoluzionaria del sesso.
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La nostra epoca disprezza con una specie di arroganza psichica, ogni forma di sacrificio, di rinuncia, di sofferenza o di umiltà. Solo una visione immatura dell'esistenza e dell'amore può ritenere che siano possibili esistenze e amori che non che non verranno un giorno messi alla prova severa del dolore e all'esame impietoso del sacrificio, nei momenti meno prevedibili e più improvvisi. L'esistenza umana, in ogni sua fase, è sempre stata aleatoria e rischiosa, anche se la ragione affronta l'ignoto, dilata la conoscenza e contiene i rischi della vita. Gli appuntamenti attesi, ma più spesso inattesi, con la sofferenza, la malattia, l'angoscia, la colpa, non li storna alcuna rivoluzione. Non è questa una dichiarazione di pessimismo metafisico, bensì il riconoscimento inequivocabile di alcuni caratteri indelebili di ogni esistenza, quando questa sia consapevole e non divaghi nell'utopismo astratto.
Ritenere che la sofferenza e il sacrificio, che sempre si accompagnano all'amore autentico, siano soltanto la conseguenza di una repressione sociale che impedisce all'amore di espandersi liberamente, di godere sempre più, è una diagnosi superficiale e una banalità ideologica che si sente ripetere spesso da quanti miticizzano il futuro regno del piacere e inventano grossolane e balorde sociologie dell'amore, non confortate mai da una analisi attenta dell'esperienza e da un confronto serio con il principio della realtà. L'arte di far scomparire ogni avversità e incomprensione, di non soffrire, non invecchiare, non ammalarsi, la tecnica per sfuggire a ogni disavventura, non le hanno mai inventate per il fatto elementare che esse non esistono. Aggiungo che tutto ciò che si produce nella sfera dei valori, passa costantemente attraverso una scuola di sacrificio e rinuncia, perché ogni vita, si sappia o non si sappia, si risolve in una scelta e in una decisione impossibili da realizzare senza dire di no a molte cose che potrebbero in sé costituire fonte di piacere o divertimento.
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Quale che sia la società in cui l'uomo vive, anche la più avanzata tecnologicamente in ogni settore, anche nelle tecniche del piacere sessuale, non si potrà impedire che esistano uomini egoisti e gretti che rendono l'amore meschino e povero. La caratteristica più schietta e generosa dell'amore è la capacità di anteporre l'altro a se stesso. Questo offrire e donare se stessi, che l'amante compie spontaneamente, è il contrassegno simultaneo della generosità e del sacrificio. Privare l'amore di quel sacrificio, che nessuno cerca masochisticamente ma che l'esistenza quotidiana impone come uno stigma, equivale a considerare la vita un parco di divertimenti e l'amore, sotto ogni forma, come una lotteria dove escono solo biglietti vincenti. Più intenso e sensibile è l'amore, e meno chiude gli occhi di fronte al dolore che sopravviene, al sacrificio che s'impone per fronteggiare una situazione precaria e difficile. Esistono molte pagine liete e serene nel libro dell'amore, ed è giusto che ogni sforzo sia compiuto per arricchirle. Ma di più l'uomo non può fare. Il bel tempo costante è sconosciuto per ogni barometro che funzioni regolarmente.
Le grandi filosofie, le religioni universali, le opere più elevate della letteratura e dell'arte, hanno sempre scorto il nesso che unisce amore e dolore. Non si cerca, in alcun modo, il dolore per il dolore, il sacrificio per il sacrificio, in una specie di gusto masochistico o sadico di tormentare se stesso o il prossimo. L'amante e l'amato cercano e desiderano, anzi, il piacere. E non esiste alcun dubbio che i piaceri dell'amore esistono e che l'amore è una intensificazione della vita, un suo completamento, un suo naturale traguardo sotto ogni profilo. Ma Tolstoj e Flaubert, nei personaggi ad esempio di Anna Karenina o di Emma Bovary per richiamarci a figure classiche e molto conosciute di amanti ci mostrano che l'amore, per il fatto stesso di dover spesso infrangere vincoli giuridici o tradizionali imposti dalla società, va fatalmente incontro alla sofferenza, al sacrificio e, non di rado, alla tragedia.
Un amore intenso, profondo e passionale, è facilmente portato o trascinato a rompere gli argini della prudenza, del senso comune, delle forme cristallizzate in cui la società - a torto o a ragione - organizza il suo funzionamento e le sue norme. Non v'è bisogno di ricorrere agli archetipi piuttosto logori ormai, dell'amore romantico, per rendersi conto che ogni vero amore è fenomeno individuale e obbedisce a una propria legge che si trova spesso in contraddizione o dissidio con la legge collettiva o con una norma consuetudinaria. In ogni società, anche se le maglie della sua morale sono molto larghe e permissive, antipuritane e antivittoriane, un amore autentico è sempre motivo di tensione.
Un amore autentico costituisce sempre un primum che pretende, in ogni situazione, un suo non riconosciuto diritto di priorità. Vedere sempre le tinte in rosa dell'amore, e soltanto quelle, significa restare alla superficie e cullarsi nella banalità.3 settembre 1976
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