Tra le proposte sulle pensioni d'oro quella targata M5s è la più longeva. Difesa dal vicepremier Luigi Di Maio e messa nero su bianco in un disegno di legge firmato dal capogruppo pentastellato alla Camera dei deputati Francesco D'Uva. Galleggia anche se, giorno dopo giorno emergono problemi, più di tipo tecnico e di merito che politico.
In sintesi, il disegno di legge dei propone di ricalcolare le pensioni «pari o superiori agli 80mila euro». Il titolo della proposta è «Disposizioni per favorire l'equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo contributivo dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro mensili».
Due cifre che non tornano, come hanno avuto modo di segnalare i lettori del Giornale in questi giorni. Chi ha una pensione di 80mila euro ha un reddito inferiore ai 4.000 euro. A fare chiarezza sulla reale soglia è il Cosmed, associazione di dirigenti e medici pensionati. Gli 80mila euro annui lordi «equivalgono con le addizionali comunali e regionali ad assegni da 3.780 a 3.922 euro netti per 13 mensilità». Quindi compare una nuova soglia prima sconosciuta: i 3.700 euro. La quarta da quando si parla di tagliare le pensioni d'oro. Prima era 10.000 euro, poi 5.000, ora i 4.000, che sono però al lordo delle addizionali.
In generale, lamenta il segretario Cosmed Giorgio Cavallero, «sta passando un principio di retroattività delle leggi incostituzionale ed inquietante, devastante per lo stato di diritto e per la credibilità di un sistema previdenziale pubblico nel quale i lavoratori hanno investito per gran parte della loro vita fino al 33% delle proprie retribuzioni».
Uno dei nodi di fondo l'ha messo in risalto Cesare Damiano, esponente Pd ed ex ministro del Lavoro. C'è una differenza fondamentale tra gli annunci del vicepremier e la proposta del capogruppo. «Di Maio continua a ripetere che si agirà sul ricalcolo retroattivo dei contributi, mentre D'Uva ha presentato un disegno di legge che fa riferimento al ricalcolo retroattivo dell'età di andata in pensione. Due cose profondamente diverse».
In sostanza il ricalcolo della pensione per chi ha una assegno superiore alla soglia, non avverrà sulla base dei contributi versati, ma dall'età di pensionamento. Tanto più sarà lontana da quella in vigore, tanto più alto sarà il taglio. Una scelta del passato, la data del ritiro dal lavoro, avrà effetti sul reddito di oggi.
Sicuramente in questo modo si riesce a fare cassa meglio. Perché gli assegni più alti già oggi sono quelli che corrispondono maggiormente ai contributi versati, anche se sono stati calcolati con il metodo retributivo. Il coefficiente di trasformazione è meno favorevole per gli assegni più alti.
In ogni caso, spiega Damiano, «è sbagliato il principio di retroattività, anche se fosse basato su un ricalcolo dei contributi». Per questo secondo l'ex ministro Pd, è sbagliata anche la proposta del suo partito, firmata a suo tempo da Richetti. «Sono invece assolutamente d'accordo con il contributo di solidarietà proposto dalla Lega», aggiunge a sorpresa Damiano.
Nella proposta della Lega i tagli partono da una soglia più bassa rispetto a quella del M5s. Ma sono proporzionali all'entità della pensione. Poi non c'è un ricalcolo dell'assegno, ma un contributo di solidarietà.
La Corte costituzionale si è già pronunciata contro tagli alle pensioni anche meno drastici di quelli proposti dal Movimento
5 stelle. I giudici hanno invece dato via libera ai contributi di solidarietà a patto che non siano tributari, che siano temporanei e che i risparmi restino dentro il sistema, meglio se destinati alle pensioni più basse.
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