Batosta per Le Pen e Macron. Vincono neogollisti (e astenuti)

I Republicains esultano, sono al 38%. Buon risultato dei socialisti. Inciampi per il presidente e BleuMarine

Batosta per Le Pen e Macron. Vincono neogollisti (e astenuti)

Il tanto sperato risveglio civico, chiesto da Marine Le Pen all'elettorato, non è arrivato neppure alla seconda tornata. Le regionali e dipartimentali francesi confermano una Francia recidiva, imbronciata con la politica, che conferma l'allarmante tasso di astensione del primo turno, sfiorando ieri il 66% di non-voto. Nuovo record negativo. Ma la Francia ha scelto: anzitutto di rinnovare il successo della destra neogollista. Nelle diverse sfaccettature in campo, i repubblicani sventolano la vittoria. Prima forza politica del Paese.

Secondo round dal volto locale, certo. Ma il confronto di ieri offre indizi sull'evoluzione dello scacchiere politico francese; che, tra dieci mesi, vedrà sfidarsi i due volti noti (Emmanuel Macron e «BleuMarine») ma pure leader in ascesa. Per le chiavi dell'Eliseo non ci sono più solo l'enfant prodige e la leader l'estrema destra, ma i repubblicani, che ieri hanno trionfato con un 38% su scala nazionale. Il reggente del partito Les Républicains, Christian Jacob, lancia il guanto di sfida: «Per En Marche!, un'umiliazione, la destra è ormai la sola forza dell'alternanza».

Il risveglio del vecchio mondo è confermato. Destra prima forza del Paese e buon risultato anche per i socialisti che tengono la presidenza delle 5 regioni uscenti. Dopo il quasi flop del primo turno, il Rassemblement National non va invece oltre il 21% su scala nazionale. Non vince in alcuna regione. «Organizzazione disastrosa del ministero dell'Interno - tuona Le Pen - due francesi su 3 persistono a non votare». E proietta il suo spettro elettorale verso l'Eliseo: «Metterò tutta l'energia per riabilitare la politica a beneficio dei francesi alle presidenziali».

Sfumato il sogno lepenista di guadagnare la presidenza di almeno una regione (ipotesi che i sondaggi davano come largamente probabile alla vigilia del primo turno), nel quartier generale «BleuMarine» si minimizza. Sconfitta influenzata dal rinato «fronte repubblicano», specie nella grande regione del sud, la Provenza-Alpi-Costa Azzurra: non supera il 44% Thierry Mariani (in corsa col vessillo lepenista), battuto da Renaud Muselier, neogollista, che ottiene il 57% anche grazie ai voti dei verdi e dei socialisti (che insieme sfiorano il 34% nazionale).

Quanto a Macron, nessuno ha bisogno di lui né della sua creatura politica sul piano locale, dove non ha creato un vero radicamento. Il presidente riflette sull'astensione. Pronto a mettere in campo nuove ipotesi di voto, per esempio via Internet. L'astensione ha colpito molto i giovani. Un'astensione tanto forte che potrebbe distorcere la lettura politica di elezioni locali a dieci mesi dalle presidenziali. Il voto lì sarà diverso. La popolarità di Macron resta alta nonostante il magro risultato di En Marche: 7% circa. Ma il versante gollista-repubblicano (che non ha seguito Macron al governo) è rinato e lavora già per affrontarlo: Xavier Bertrand, per esempio, ieri ha stravinto nella regione settentrionale dell'Alta-Francia: «Il Front National è stato fermato, l'abbiamo fatto retrocedere», dice invitando la Francia a «riprendere in mano il proprio destino». Il suo trionfo sembra il trampolino di lancio per l'Eliseo.

Ma nella destra repubblicana è rieletta anche l'ambiziosa Valérie Pécresse: «Abbiamo fatto della sicurezza e della laicità i valori cardine della nostra azione, come l'ecologia, che non appartiene a un campo, e lo abbiamo dimostrato», dice la battitrice libera alla guida dell'Île-de-France. E vince pure Laurent Wauquiez in Alvernia-Rodano-Alpi. Gioia comune. Ma coltello tra i denti per chi dovrà sfidare Macron.

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