Di Battista tira la bomba sul collega "Non ci sarà un solo candidato..."

L'idea di partecipare in prima persona alle primarie grilline

Di Battista tira la bomba sul collega "Non ci sarà un solo candidato..."

Roma - È una domenica senza calcio, ma Dibba tira la bomba, comunque. Alessandro Di Battista svolazza da un appuntamento all'altro, atterra sul palco della Versiliana, registra l'assenza «ingiustificata» di Virginia Raggi, poi spara: «Per ora non c'è nessuna candidatura ufficiale. E secondo me, non ce ne sarà solo una». Tradotto: potrei partecipare alle primarie e rovinare la festa a Giggino. Il ticket tra lui e Luigi Di Maio è già stato strappato?

Dubbio legittimo, perché i due hanno viaggiato in coppia per quasi un mese. Di Maio, stavolta, aveva deciso di marcare stretto il compagno di viaggio, non voleva correre il rischio di un anno fa, quando la stella di Di Battista brillava più del faro dello scooterone con il quale il delfino on the road aveva girato l'Italia per dire «no» alla referendum voluto da Renzi. «Questa volta non mi frega», aveva calcolato Giggino. E così via, la strana coppia a Cinque Stelle sembrava pronta a far cartello per prendersi le poltrone di un possibile vittoria elettorale. La spartizione era chiara e chiara resta, almeno questo dicono i vertici del Movimento: Di Maio premier, Di Battista primo presidente grillino della Camera.

A Roberto Fico, in rappresentanza della «minoranza dura e pura», una poltrona si troverà. La spartizione era chiara e chiara resta, alla faccia delle attese votazioni su Rousseau, sbandierate con minore frequenza visto le falle rilevale nella piattaforma pentastellata. Però la «narrazione» ha bisogno di essere animata e allora si strappa il ticket e ci si prepara a entrare in sala per un altro film. Che è finzione e non realtà, ma che serve a far passare un partito dove decidono in due per un movimento animato da un'inedita democrazia. Allora Dibba recita a copione, fa la parte di Amleto e dice: «Arriverà il momento in cui dirò quel che farò. Saprete a tempo dovuto». Aggiunge, profondo: «Il Movimento non è un partito con le correnti, ha un programma e qualunque sia il candidato presidente del Consiglio porta avanti quel programma e zitto». Storie, certo.

Un esempio? Il limite del doppio mandato. La corrente di Max Bugani, uomo forte di Casaleggio a Bologna, lo contesta da tempo. Danilo Toninelli, il grillino delle Riforme pure lui fedele a Casaleggio, morsica verbalmente chiunque lo metta in discussione Di Battista invece media, apre, ma non troppo e dice: «Non ci abbiamo ancora pensato». Per poi smentirsi subito dopo: «Qualche complottista dice vi fanno vincere e poi vi fanno cadere dopo pochi mesi, così avete esaurito il limite dei due mandati e non vi potete ricandidare.

Io di parlamentari che votano contro un governo, anche dei cinquestelle, perdendo i quattrini, non ne ho mai visti. Per cui secondo me, non succederà. Qualora dovesse succedere dopo sei mesi, faremo una valutazione e troveremo una soluzione alternativa».

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