Scricchiolii nella maggioranza? Nessuna preoccupazione, stop ai nervosismi, assicura Silvio Berlusconi. In un'intervista al Tg5, il leader di Forza Italia sgombra il campo dalle indiscrezioni su tensioni con la premier Giorgia Meloni per la mancata proroga del taglio delle accise sui carburanti. Fi fa parte della maggioranza con Fdi e Lega, spiega, e delle decisioni collegiali si prende lealmente la responsabilità. Però, in caso di rialzi eccessivi dei prezzi della benzina si farà sentire con gli alleati perché si intervenga con un decreto. «Il governo ha scelto - dice Berlusconi- di dare priorità agli interventi contro il caro bollette, usando a questo fine le risorse disponibili. Ma, qualora il prezzo dei carburanti dovesse risalire in modo preoccupante, saremmo pronti a rivedere queste scelte».
Il presidente azzurro da un lato rivendica l'identità di Fi nella coalizione e dall'altro assicura che l'equilibrio interno non si è incrinato, tanto meno rotto. «Siamo il partito cardine di questa maggioranza e nessuno può mettere in dubbio la nostra lealtà al governo Meloni», dice con forza Berlusconi. Visto che è appena cominciato il viaggio del centrodestra «che deve durare 5 anni» e che si fronteggiano crisi storiche come quella economica legata alla pandemia e quella energetica dovuta alla guerra in Ucraina, non c'è spazio per polemiche e divisioni, al di là della dialettica fisiologica tra partiti alleati. Ecco perché il Cav intende sostenere le decisioni prese a Palazzo Chigi e chiarire che questo è stato fatto nei giorni scorsi riguardo alla mancata conferma del provvedimento del governo Draghi sui prezzi della benzina. L'occhio è alle prossime regionali in Lombardia e Lazio del 12-13 febbraio, con un appello contro l'assenteismo, Berlusconi rivendica che Fi si distingue dalle altre forze anche alleate perché è l'unica «che difende allo stesso tempo i principi liberali, cristiani, garantisti, europeisti ed atlantici». Che difende «davvero» la casa e il principio di una «giustizia giusta», che si batte per ridurre la pressione fiscale, per cancellare i troppi vincoli della burocrazia, che vuole più lavoro ai giovani e maggior tutela agli anziani e difende gli imprenditori delle cosiddette partite Iva. Per il leader azzurro in Lombardia i giochi sono già fatti e si confermerà, come dal 1995 ad oggi, il «modello di buon governo del centrodestra», mentre per lui nel Lazio «siamo vicini a una svolta rispetto all'immobilismo e all'incapacità cui la sinistra ha condannato per tanti anni questa Regione» e agli anni di «guida grillina». Vincere sarà importante perché «la sintonia tra governo nazionale e quello delle maggiori regioni», consentirà 5 anni di lavoro serio e costruttivo «per una nuova stagione di crescita». Il Cav vuole anche sottolineare che Fi è «parte rilevante del Ppe, la maggiore famiglia politica del nostro continente», e intende far tenere la barra dritta al governo nei confronti di Bruxelles.
Con le giuste critiche, e qui fa due esempi: «Autorizzare l'Irlanda ad etichettare il vino come se fosse una sostanza pericolosa per la salute e per la vita è sbagliato» e la direttiva sulla riqualificazione energetica degli edifici, «con tempi e costi irragionevoli, in Italia determinerebbe il crollo del valore degli immobili, come affermano Confedilizia e l'Associazione Costruttori». Il dialogo è più che mai necessario, ora che l'Europa, con i fondi del Pnrr, dice Berlusconi, «ottenuti anche grazie al mio personale impegno in seno al Ppe, sta finanziando l'uscita dell'Italia dalla crisi».
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