Continuano a salire i prezzi della benzina, tanto che di fronte alla nuova fiammata il governo valuta un nuovo intervento sulle accise oltre a quello già in vigore. Secondo i dati dell'Osservaprezzi del ministero dello Sviluppo economico a ieri la benzina verde superava 1,9 euro al litro (nel servito arrivava anche a 2,049), e il diesel 1,8 al litro.
È l'effetto domino del rialzo delle quotazioni del petrolio nell'area del Mediterraneo, che finisce poi sul portafoglio dei consumatori. Ieri la sottosegretaria all'Economia Maria Cecilia Guerra ha definito «molto probabile» un intervento per abbassare i prezzi, «con il gettito dell'Iva, che non vogliamo mettere nelle casse dello Stato, abbassiamo le accise. Il Governo ha fatto già interventi per 30 miliardi». Anche Matteo Salvini ha ribadito che «l'impegno della Lega è convincere il governo ad allungare il taglio delle accise. A chi dà fastidio la pace? La pace da italiano conviene. La benzina è tornata ai massimi, è bastato il solo annuncio del sesto pacchetto di sanzioni da parte dell'Unione europea che i prezzi della benzina sono tornati alle stelle». Palazzo Chigi però pur di fronte alla necessità di un nuovo intervento non vorrebbe ricorrere a uno scostamento di bilancio.
Intanto le quotazioni del greggio corrono, con il Wti e il Brent in rialzo dell'1,5% rispettivamente a 116,3 e 117,3 dollari al barile, spinti dall'annuncio sull'embargo Ue del petrolio russo. Rispetto a un anno fa, stima il Codacons, per un litro di verde si spende il 20% in più, il 26% per il diesel. I rincari, secondo Federconsumatori, si traducono in un aggravio di 264 euro per una famiglia che fa due pieni da 50 litri al mese.
E potrebbe essere solo l'antipasto. Anche a livello internazionale. Secondo l'amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon, dobbiamo attenderci un «uragano economico» causato dalla Fed e dalla guerra in Ucraina, di cui «nessuno sa l'entità», cioè se si tratterà di un fenomeno «minore» o potente fino alla distruzione.
L'Unione Nazionale Consumatori chiede al governo che la riduzione delle accise venga innalzata «di almeno altri 10 centesimi, superando i vincoli europei che scatterebbero per il gasolio. I dati ufficiali di ieri del ministero della Transizione Ecologica sono preoccupanti - dice il presidente Massimiliano Dona - La benzina, nonostante l'intervento del Governo pari a 30,5 centesimi, da due settimane è tornata a prezzi superiori a quelli decollati dopo l'invasione dell'Ucraina». E ci sono le bollette salate di luce e gas alle famiglie, ma secondo il presidente di Adiconsum Carlo De Masi «si tratta anche di una speculazione, perchè già a luglio dello scorso anno il ministero della Transizione Ecologica annunciò un aumento del gas del 40%. È dunque un fatto generalizzato, ma anche un fatto di speculazioni». Oltre alla guerra, altri aumenti sarebbero dovuti «al modo in cui vengono calcolati i prezzi dei carburanti, a tutto quello che riguarda le bollette dell'energia elettrica e del gas, e mi riferisco agli oneri generali di sistema, così come a tutte le accise che riguardano i carburanti. Il 10 giugno organizzeremo la manifestazione delle pentole vuote che riunirà tutte le associazioni di consumatori aderenti al Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti».
Anche Coldiretti lancia l'allarme per i costi insostenibili che si scaricano sulle attività economiche: «In un Paese come l'Italia dove l'85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l'aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni». Gli effetti si estendono all'intera filiera agroalimentare, dai campi all'industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione per arrivare al carrello della spesa. «Una corsa dei carburanti che - ribadisce la Coldiretti - trascina gli alimentari sugli scaffali cresciuti in media del 7,1% per effetto di aumenti generalizzati di tutti i prodotti».
E la benzina alle stelle ferma anche i pescherecci, costretti a rimanere in porto, l'alternativa sarebbe lavorare in perdita. A Venezia c'era stato un corteo da Chioggia fino alla Capitaneria di Porto, a Manfredonia 200 pescherecci hanno bloccato i passaggi, eccezion fatta per la nave con l'acqua per le Isole Tremiti. Ieri nel mezzo delle proteste nelle marinerie italiane si è aperto un tavolo a Roma.
I pescatori chiedono risorse finanziarie aggiuntive all'Ue e una compensazione sul modello della crisi Ucraina, e al governo procedure semplificate di accesso al credito, sospensioni dei vecchi mutui e garanzie sui nuovi.
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